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Più equa distribuzione è una delle chiavi della crescita
Oggi quando è risuonata questa frase dentro l’aula magna dell’università Luiss di Roma si è capito che era finita una stagione e ne era cominciata un’altra, soprattutto perché a pronunciare questa frase è stato il governatore della banca centrale europea.La stagione che ci lasciavamo alle spalle era quella della ricchezza media come sintomo della salute di un paese. Non conta la distribuzione, non conta la divisioni tra ricchi e poveri, non conta neppure dove vada quella ricchezza, purché ci sia. Monti, con quell’aria ieratica e i capelli sempre in ordine, certamente non è neppure lontanamente assimilabile alle immagini dei rivoluzionari di epoche passate ma ha detto una cosa altrettanto grande. Con quelle poche parole ha detto tante cose assieme che se raccolte potrebbero cambiare il corso della politica e della sinistra dei prossimi vent’anni. Ha detto che il paese così com’è non va, ma è colpa di qualcosa non del bieco destino. Questa situazione è quindi anche colpa di un’incrostazione di ricchezza ai vertici della piramide che non permette alla macchina di funzionare. L’aumento di certi risparmi e la diminuzione di certi consumi sono quindi solo una fotografia di una dinamica ben nota. Ha detto che l’economia lasciata a se stessa provoca accumulazioni che impediscono, di fatto, la possibilità della libera concorrenza tra uomini oltre al vivere civile che vi può essere solo quando nessuno è oppresso da una schiavitù derivante da ricatti di ordine economico. Ha detto che la politica è utile e serve per migliorare non solo le condizioni dei singoli individui, ma anche quelle della società globalmente intesa. Quest’affermazione ha come non secondaria postilla il fatto che egli ha implicitamente detto che una politica di sinistra è la piattaforma politica dalla quale cominciare per migliorare il paese.
Draghi è romano e sicuramente avrà pensato dentro di se trilussianamente.
A frà molla quell’ala, ma che c…zo te ne fai di magnà du polli?