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Il ruolo della Fisac nella contrattazione territoriale:azioni per rilanciare la rappresentanza
L’evoluzione del settore del credito e la sua collocazione in un contesto economico aggravato dalla crisi finanziaria, rende secondo me necessario un ripensamento del ruolo sindacale della FISAC.
La nostra categoria si è sempre distinta per essere all’avanguardia nella contrattazione e nella bilateralità ma oggi si rischia di non guardare al futuro se si utilizzano le lenti del corporativismo.
Ritengo necessaria, anzi esiziale, un’apertura ai soggetti autonomi che operano sempre più numerosi nel settore ed indispensabile una politica basata sulla responsabilità sociale di impresa, per evitare di far pagare ai lavoratori gli errori di un establishment che opera ancora con la finanza speculativa.
I luoghi in cui la crisi si è concretizzata con tutte le sue atrocità sono gli stessi da cui ripartire.
La FISAC, grazie alle professionalità presenti al proprio interno, potrebbe diventare l’anello di congiunzione tra il territorio ed il sistema finanziario operando come protagonista nella contrattazione territoriale delle nuove aree metropolitane che stanno nascendo.
L’obiettivo primario che mi sono posta è quello di fare un’analisi dei bisogni del cittadino/lavoratore.
In un contesto in cui la contrattazione collettiva è al ribasso, non esiste una politica dei redditi e benché meno una politica industriale, è necessario il recupero del potere d’acquisto e della titolarità di alcuni diritti che negli ultimi anni sono stati sottratti.
Il diritto al tempo di vita, all’acqua pubblica, a tariffe energetiche eque, ad una mobilità sostenibile, ad un’infanzia assistita, ad una vecchiaia attiva sono solo alcuni degli argomenti che a volte sono trattati da soggetti “poco” rappresentativi.
La FISAC deve invertire la rappresentanza verso i territori, non solo perché l’accentramento della contrattazione ha livellato al ribasso diritti e salario, ma soprattutto perché le cause e gli effetti della crisi sono nella finanza e nessuno meglio di noi può analizzarli e gestirli.
La contrattazione degli interessi dei cittadini/lavoratori non può essere lasciata piú alla sola politica o a soggetti che non rappresentano il mondo del lavoro.
La Fisac deve ambire ad diventare un sindacato più confederale e meno di categoria.
La nostra categoria rischia l’estinzione se non si adatta velocemente ai processi di trasformazione in corso.
Le aziende di credito stanno riducendo pesantemente gli organici, attuando una scissione organizzativa tesa a distinguere dall’attività caratteristica le lavorazioni fungibili con gli altri settori.
La presenza di sportelli sul territorio si sta riducendo drasticamente, comportando problemi di mobilità sia per i lavoratori che per i cittadini delle principali città che se ne accollano l’inquinamento ed il traffico.
E’ necessario che i rappresentanti della FISAC siano pronti ad affrontare i nuovi processi di ristrutturazione e le crisi aziendali attraverso una formazione specifica, perché attualmente siamo impreparati a gestire il cambiamento.
Dobbiamo riportare la solidarietà tra i lavoratori, perché le politiche incentivanti che non siamo riusciti a contrattare negli ultimi anni, hanno trasformato anche il portato sociologico dei nostri colleghi.
Oggi rappresentiamo una classe di lavoratori in gara nella corsa all’incentivo , di conseguenza la discrezionalità aziendale e l’individualismo hanno indebolito non solo la nostra forza contrattuale ma anche la nostra visione su un futuro che per il momento si disegna politicamente povero.
Il nostro sindacato può assumere un ruolo davvero importante nel traghettare fuori dalla crisi un mondo del lavoro liquido e liquefatto, ma la condizione per affrontare questa sfida è la chiarezza degli obiettivi politici che ci prefiggiamo.
La solidarietà, la tutela dei giovani, la salvaguardia delle professionalità, la forza degli interventi formativi necessari al cambiamento, l’idea di un welfare equo e sostenibile sono solo alcune delle parole d’ordine di un nuovo corso della nostra organizzazione…
A condizione che quello che proclamiamo lo pratichiamo.
Sabina Porcelluzzi
FISAC CGIL Bologna