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di Alessandro Albano – Avvocato
In questi giorni assistiamo ad un vero e proprio “cortocircuito” tra opposte tendenze, tra i partiti che sostengono l’attuale Governo, relativamente al delicato tema dell’abbassamento delle imposte che gravano sui cittadini e le imprese.
I settori parlamentari che sono più inclini a considerare l’abbassamento della pressione fiscale come un elemento cruciale, al fine di far ripartire la crescita (il che dovrebbe essere un dato empirico piuttosto noto, o comunque facilmente percepibile…) non hanno tuttavia offerto, sino ad ora, interessanti proposte su come ovviare alla mancanza di gettito che ne deriverebbe, almeno nell’immediato.
Al riguardo, si sa che l’Italia è “sorvegliato speciale”, che i nostri conti non sono affatto “in ordine” e che abbiamo un debito pubblico spaventoso; il nostro default non si è consumato, verosimilmente, grazie alla politica monetaria seguita dalla BCE di Mario Draghi.
Pertanto, non possiamo diminuire le imposte senza avere una chiara e credibile opzione alternativa.
Lasciamo stare, almeno per il momento, il tema delle dismissione delle quote azionarie nelle multitutilities, o del patrimonio statale; non possiamo permetterci altre “privatizzazioni” all’italiana, con risultati particolarmente gravosi sulle tasche dei cittadini.
Piuttosto, occorre rimodulare la natura ed i destinatari del prelievo impositivo, ristrutturare pesantemente la spesa pubblica “improduttiva”, e farlo con decisione.
I passi del Governo, però, sono stati incerti, anche se in buona parte “vincolati” dalla “grosse koalition” italiana, che non rappresenta, almeno sino ad oggi, una opportunità di migliorare il Paese in un clima di reciproca fiducia ma, piuttosto, una guerra di trincea tra visioni a volte non bruscamente alternative, ma rese tali dalla necessità di identificare e palesare come migliore il proprio pensiero.
Il dibattito recente in materia di tra IMU e quello attuale in materia di IVA ne sono un “plastico” esempio. L’abrogazione dell’IMU, la cui originaria applicazione poteva essere migliorata, ma non travolta dalla forbice legislativa, ha creato un vulnus di alcuni miliardi nei conti pubblici, che peraltro verrà presumibilmente ben colmato dalla “service tax” comunale.
Invece che, come sarebbe logico, proporre un piano di “spending review” concreto su (ad esempio) il numero e la distribuzione del personale del pubblico impiego, per razionalizzare la presenza sul territorio, far risparmiare code ai cittadini, rendere effettivamente fruibile l’accesso ai servizi telematici delle Pubbliche Amministrazioni) il Governo si appresta, peraltro, anche ad aumentare di un punto percentuale l’IVA.
Alcuni consumi sarebbero salvaguardati dal mancato innalzamento (se confermato…) delle aliquote ridotte del 4% e del 10%, ma in ogni caso si tratta di un ulteriore abbattimento delle speranze di crescita di un Paese in rallentamento da diversi anni ed in sostanziale decrescita.
L’aumento dell’IVA avrà un grave effetto, soprattutto dal punto di vista psicologico, diretto a ridurre la propensione al consumo, già di per sé piuttosto scarsa. La spinta inflattiva probabilmente verrà attenuata proprio da un ulteriore calo degli acquisti da parte delle famiglie.
La maggiore IVA non sarebbe, di per sé, un problema, se fosse comunque accompagnato da un piano più “ragionato” di rimodulazione della pressione fiscale, come sopra accennato.
Lo spostamento della tassazione “dalle persone alle cose” dovrebbe significare una riduzione dell’IRPEF, l’introduzione di misure dirette ad assicurare una maggiore progressività dell’imposta personale (con minori scaglioni e maggiori detrazioni/deduzioni, ad esempio) ed il drastico taglio dell’IRAP per le imprese.
C’è sicuramente un pregiudizio, tutto nazionale, che considera l’imposizione fiscale una gabella ingiusta e da cui cercare di sfuggire, ma c’è anche un comportamento poco coerente del nostro legislatore, che non ha mai concretamente operato per rendere equo il sistema ed assicurare una sostanziale tenuta dei conti pubblici.
Speriamo che a Roma si accorgano che è venuto il tempo di essere incisivi e concreti, a prescindere dai (del tutto presunti….) vantaggi elettorali che potrebbero essere conseguibili da determinate decisioni.
Non abbiamo più tanto tempo, lo dobbiamo a noi stessi ma anche a coloro che vengono dopo di noi.
1 Responses to Brevi riflessioni su IMU ed IVA: chi tocca i fili “muore”.