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L’Istat ha presentato in Regione i principali risultati del 9′ Censimento dell’industria, dei servizi e delle Istituzioni non profit.
Lo zoom sull’Emilia Romagna ha evidenziato tra gli ordini di grandezza fondamentali, la presenza di 370.000 imprese – 1,5 milioni di addetti – 613 istituzioni pubbliche che occupano 118 mila addetti
25.116 imprese no profit con 64 mila addetti.
Questi dati evidenziano come la nostra Regione, nonostante il perdurare della crisi, possiede un apparato produttivo ed un sistema economico trainante per l’intero Paese.
Una particolare attenzione va posta alla dinamica degli addetti che diminuisce nei settori produttivi in crisi ed aumenta nei settori della sanità, istruzione, commercio e servizi alle imprese.
Questo evidenzia il consolidamento del processo di terziarizzazione del sistema produttivo.
Rispetto al settore sanitario, l’aumento occupazionale non costituisce una e vera propria sostituzione alle istituzioni pubbliche perché c’è una redistribuzione dei servizi del settore caratterizzata da una dinamica in cui gli addetti crescono.
Cosa diversa accade rispetto all’istruzione dove l’aumento occupazionale si registra nelle strutture sostitutive del pubblico servizio, in particolar modo nel settore del non profit.
Analizzando in profondità la crescita del no profit, emerge un dato interessante: le associazioni sono finanziate dal privato per affiancare in maniera proficua le istituzioni pubbliche.
C’è una vera e propria sussidiarietà che caratterizza la regione Emilia Romagna.
Questo processo ha determinato un calo degli addetti nelle pubbliche istituzioni del 2%( rispetto al 12% del sistema Paese) con una diminuzione molto forte nei Comuni.
Questa dinamica non è imputabile unicamente a vincoli normativi ma anche a scelte politiche dettate dalla necessità di contenimento della spesa.
Basta infatti confrontare i dati della nostra Regione con altre realtà, per cogliere dalla dinamica occupazionale, la differente organizzazione del servizio sanitario o dei principali settori di intervento come l’istruzione e l’assistenza sociale.
La ricerca statistica testimonia l’importanza che gli enti locali del territorio attribuiscono a educazione, istruzione e welfare in generale.
Rispetto alle Imprese, la ricerca evidenzia che la nostra Regione vale il 10% del totale nazionale.
Questo dato emerge anche se si prendono a riferimento le variabili classiche per descrivere una regione: popolazione, PIL e superficie territoriale.
Allora qualcuno potrebbe dire perché in Emilia Romagna si considerano così bravi?
Perché c’è un modello manifatturiero supportato dal fatto che si supera ampiamente l’asticella del 10% per arrivare al 14%, se si prendono indicatori più raffinati come il totale dei distretti imprese, l’export pro capite, le reti di impresa ecc.
In questi indicatori si pesa 4/5 punti in più sulle variabili di base.
La spiegazione risiede nella combinazione tra competizione e cooperazione in cui si fa impresa.
A dispetto di chi dichiara che ci sono distretti ormai spariti, la statistica dimostra che invece c’è una continuità nella produzione di valore sul territorio determinata da quel meccanismo di competizione dove conta molto il capitale sociale e il clima di fiducia che c’è in tale comunità.
Nel nostro territorio i misteri dell’industria non sono più tali, é come se lo sviluppo fosse nell’aria!
Quando prendiamo a riferimento le variabili che delineano lo spirito imprenditoriale dell’Emilia Romagna ci rendiamo conto che siamo parecchio avanti rispetto al resto del Paese, in modo particolare nel settore della meccanica.
L’Emilia Romagna inoltre sta diventando un caso di studio perché dalla combinazione di più tecnologie i settori non solo si contaminano (meccatronica) ma attraverso nuovi materiale o nuove tecnologie, abbiamo imprese che si stanno evolvendo nel rispetto della green economy e delle scienze della vita.
La struttura manifatturiera sta cambiando in due sensi: cresce nel tradizionale e contestualmente si sta sviluppando su nuovi modelli ibridi.
La metamorfosi di tale sistema è determinata dal cambiamento delle imprese al suo interno:
La metà degli addetti lavora direttamente al processo produttivo mentre l’altra é occupata nelle fasi a monte e valle che sono sempre più cruciali.
La ricerca, la progettazione, il design, la distribuzione, il post vendita, richiedono capitale umano qualificato e la sfida da cogliere rispetto ad un nuovo modello di sviluppo sta nelle attività di start up, nella formazione di talenti per le nuove fasi del processo produttivo, nella dimensione delle aziende stesse.
In questo nuovo scenario le esperienze di delocalizzazione sono perdenti: é necessario che le attività si svolgano in osmosi con il processo produttivo, per evitare le pesanti conseguenze della mancanza di scambio di informazioni. Il luogo in cui si produce deve essere vicino!
Rispetto alle delocalizzazioni le società non profit sono un bene prezioso perché producono valore nel territorio e per il territorio, mentre nel mondo imprenditoriale c’è paradossalmente la crescita senza occupazione!
Ecco perché diventa necessaria la creazione di un Public Point che faciliti lo sviluppo attraverso forti investimenti in conoscenza, legando imprese, pubblico e non profit.
Una nuova declinazione di sviluppo che produca valore istituzionale sociale e imprenditoriale all’interno dello stesso processo.
L’Emilia Romagna si è imposta come soggetto di riferimento per uno sviluppo sostenibile teso alla creazione di un valore condiviso tra i diversi attori economici, attraverso azioni e comportamenti che migliorano la soddisfazione dei cittadini.
Nel percorso della sostenibilità é importante misurare il raggiungimento degli obiettivi dati dai bisogni della popolazione.
La Regione Emilia Romagna e gli enti ad essa connessi, hanno il primato in Italia in termini di trasparenza e rendicontazione: Bilancio sociale, bilancio di mandato, bilancio ambientale e di genere sono gli strumenti che certificano, insieme a quanto emerso dall’ISTAT, che nel nostro territorio cresce il non profit, l’efficienza e la snellezza della PA ed in generale la capacità attrattiva per nuovi investimenti.
Bologna 28 maggio 2014