Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
L’eredità è stata un’occasione perduta per discutere di argomenti cruciali.
La vicenda della Faac è finita come da copione. La curia avrà un’azienda che vale diversi centinaia, qualcuno dice un miliardo, di euro. La curia lo terrà sicuramente per un pò. Accetto scommesse sul fatto che nessuno avrebbe il coraggio di opporsi ad un’eventuale vendita né il secondo (che nel nome porta croce e che ha come quartiere generele uno splendido lascito nobiliare) né il terzo soggetto (lo stato).
Ma tantè non è del fatto che il territorio si possa privare di un’azienda leader in un settore molto interessante, né del fatto che dei pastori di anime non mi paiono certamente le persone più adatte a gestire interessi molto concreti (non l’avevamo già risolta nel 1870 questa questione?) ma del fatto che questa vicenda sia passata quasi inosservata nel dibattito politico bolognese.
Ma possibile che nessuno abbia avuto nulla da dire? Eppure questa questione porta con se domande così grandi da racchiudere in se tutta la politica di un paese.
Possibile che un uomo possa possedere un miliardo di euro? È possibile che la volontà di un uomo nel tramonto di una vita gloriosa possa mettere in pericolo l’esistenza di centinaia di persone? Qual è il ruolo delle istituzioni religiose nella nostra società? Qual è il ruolo delle istituzione democratiche per far si che una situazione problematica possa risolversi nell’interesse della comunità?
Nulla, nulla di tutto ciò è stato discusso.
Proviamo ora qui a dare un po’ di spunti, sperando che qualcuno li raccolga. La risposta alla prima è si, è possibile e forse anche giusto. Quello che ci dobbiamo chiedere è: ma dopo? È giusto che la grandezza di uno si riverberi per sempre su famiglie, a volte degne, a volte meno? No, non è giusto, non deve succedere. Bisogna che in un numero ragionevole di anni (siamo larghi, anche un secolo) se la famiglia non è all’altezza smetta di brillare di luce riflessa e cominci a costruirsi una vita propria.
Alla seconda domanda si dovrebbe opporre un fortissimo no. La nostra costituzione lo dice chiaramente, subordinando l’interesse economico a quello sociale. L’applicazione di questo principio è chiaramente difficile, ma si dovrebbe ragionare con tutte le parti in commedia per arrivare ad un risultato accettabile per la collettività.
La chiesa, invece, dovrebbere prendere atto che dirigere un’azienda non è il suo ruolo. Non perché non ne sia degna (in fondo rappresentando una vasta comunità il possesso dei mezzi di produzione da parte della chiesa è quasi più democratico di quando le aziende sono possedute dagli imprenditori) ma perché non ne ha le capacità ed i mezzi.
Trovino un modo per risolvere questo problema, perché manifesterà la sua vastità appena ci saranno nodi strategici da dipanare. Il mondo degli affari, si sa, non permette molti errori, anche ai leader di mercato.
In quanto ai partiti: non intervenire nel dibattito pubblico su questo tema è un errore inaccettabile. Ma cosa serve la politica se non a migliorare la vita della collettività e, quando possibile, a risolvere i problemi che questa comunità attraversa.
Per favore, parliamone, magari in un dibattito con mon. Nuvoli, organizziamo una discussione collettiva, troviamo una soluzione accettabile per mantenere l’azienda bolognese e competitiva nel medio lungo periodo. Se ci sono limiti giuridici nel lascito, superiamoli. Il diritto è uno strumento umano e non divino e con la volontà degli uomini ogni problema giuridico può essere risolto.
Londra 1 marzo 2015