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Il popolo dalla coscienza inquieta, che non si rassegna e che resiste, ha inondato la città di Bologna, come un fiume tutt’altro che sotterraneo.
Un fiume di ragazze e ragazzi, testimoni di verità, di libertà e di giustizia, ha inondato una manifestazione commovente, sorridente, appassionante.
Una manifestazione silenziosa, di un silenzio assordante così forte da far sembrare i nomi delle 1300 vittime letti dal palco urla strazianti di terrore, boati nella memoria.
Un popolo silenzioso che aveva tatuato sui propri volti, non solo sulle magliette, i nomi di quelle vittime, eredi delle storie di mafia e di terrore ma anche testimoni dei nostri errori.
Se ancora oggi vi sono atti secretati, politici corrotti a tutti i livelli, Istituzioni vilipese, scuole bistrattate, la responsabilità é di tutti noi, che non siamo in grado di opporci nei piccoli gesti quotidiani a quel “sistema” che accontenta pochi e ti fa accontentare di poco a sfavore di tutti.
Un sistema che danneggia l’idea stessa di comunità, di Stato sociale, di società civile, perché mina i valori collettivi premiando l’interesse privato.
Quel popolo silenzioso oggi ha chiesto ad ognuno di noi di opporci a quei fenomeni mafiosi che hanno contaminato la Pubblica Amministrazione, hanno distratto fondi statali che invece che alimentare le scuole e i servizi sociali sono stati succhiati dalla corruzione e hanno inquinato anche una regione come l’Emilia Romagna, terra di cooperazione e antifascismo.
La manifestazione di oggi, la primavera di Bologna, sembrava un immenso abbraccio che i giovani di tutta Italia hanno voluto stringere intorno ad un luogo che ha così sofferto per il terrorismo, per il terremoto, per la perdita graduale di quei valori che un tempo facevano da traino al nostro Paese.
Alcuni dicono che é normale che in Emilia Romagna le mafie abbiamo trovato terreno fertile, perché terra ricca e prosperosa: non è così e questa non può essere una giustificazione!
Se le mafie sono giunte anche qui é perché si è rotta la cinghia di trasmissione dei valori della democrazia.
Se le leggi del Parlamento hanno consentito l’insinuarsi nel sistema cooperativo del morbo mafioso, se innumerevoli leggi di stabilità hanno tagliato fondi alla cultura e all’istruzione, se decine di condoni hanno consentito lo sfruttamento del territorio e la speculazione edilizia, attraverso un sistema del credito malato e fuori controllo, la responsabilità é di ognuno di noi che abbiamo eletto una classe politica inadeguata, complice o collusa.
La vera lotta alla mafia si fa in Parlamento come dice Don Ciotti, “seguendo il denaro” come ci ha insegnato Giovanni Falcone ma anche sui banchi di scuola, nei teatri, nei cinema.
Oggi duecentomila studenti hanno impollinato questa città, hanno voluto fertilizzare questa terra che si stava inaridendo, hanno contaminato il luogo in cui la mafia è riuscita a modificare il significato delle parole: cooperazione, partito, appalto, associazione, servizio pubblico, sanità.
Bisogna agire un cambiamento a partire dalla proposta di legge popolare sull’appalto, dalla normazione del falso in bilancio, con una legge anticorruzione, un limite alla circolazione dei capitali, un controllo serrato sui lavori precari e sottopagati.
Non possiamo deludere i ragazzi della primavera di Bologna, dobbiamo denunciare, accompagnare il cambiamento, uscire allo scoperto perché la verità illumina la giustizia.