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Molti hanno ricordato il suo ruolo di sindaco di Bologna in una fase molto delicata della vita del Paese e della città felsinea. Va ripercorso anche il suo impegno di storico dell’economia italiana e, in particolare, dell’agricoltura
Con Renato Zangheri scompare una straordinaria figura di studioso e politico insieme. Molti lo hanno ricordato nel suo ruolo di sindaco di Bologna in una fase molto delicata della vita del Paese e della città felsinea. A me piace ripercorrere il suo impegno di storico dell’economia italiana e, in particolare, dell’agricoltura. La raccolta di saggi Agricoltura e contadini nella storia d’Italia (Einaudi, 1977) rimane un testo fondamentale per chi vuole conoscere le opere degli uomini senza separazioni e scissioni ma mettendo in relazione tecniche, modi di produzione, ribellioni, cultura. Il volume si apre con la prolusione letta dallo studioso all’Istituto “Alcide Cervi” il 15 dicembre 1976 dal titolo Movimento contadino e storia d’Italia. Riflessioni sulla storiografia del dopoguerra: una disamina molto articolata degli studi sulle lotte contadine ma soprattutto l’individuazione di una matrice contadina nell’egualitarismo che percorre le lotte del ’68-’69. Segue il saggio Agricoltura e sviluppo del capitalismo. Problemi storiografici che costituisce il filo conduttore del convegno dell’Istituto Gramsci, nel 1968, sullo stesso tema; iniziativa di studi organizzata da Zangheri con la consulenza di Emilio Sereni.
Lo studioso è tra i primi a cogliere una lacuna negli studi storici dell’agricoltura: il problema dell’ambiente e della base materiale del lavoro agricolo, della natura del substrato vegetativo. Egli indica con precisione la ricchezza delle fonti dove attingere informazioni per affrontare tali tematiche: oltre alla letteratura agronomica, materiali economici, archeologici, etnografici, linguistici, topografici. È consapevole della necessità di un approccio interdisciplinare: “Se c’è un campo delle scienze umane in cui la ricerca interdisciplinare può dare buoni frutti, è questo. Storici, geografi, geologi, botanici… Forse sono vittima di un miraggio. Bisognerebbe cambiare l’orientamento non solo di singoli studiosi, ma l’indirizzo e l’organizzazione della ricerca e dell’insegnamento, che in Italia sono del tutto impermeabili a questo tipo di bisogni”.
Zangheri si è, infine, occupato di storia del socialismo italiano pubblicando per Einaudi due volumi: il primo tratta le vicende dalla rivoluzione francese agli anni ‘80 del secolo XIX, caratterizzati dalla personalità e dall’azione di Andrea Costa; il secondo dalle prime lotte nella Valle Padana ai fasci siciliani. Ne vien fuori l’affresco di una storia del movimento socialista che nasce prima della grande fabbrica e si diffonde inizialmente tra i ceti contadini. È proprio la sua radice agricola a caratterizzare il socialismo italiano nel panorama europeo. E lo studioso ha fortemente contribuito ad approfondire questa peculiarità nazionale.