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di Maria C. Fogliaro
«Tratto da tre storie vere e da molta fantasia»: questo recita il testo che compare sullo schermo all’inizio di On The Milky Road – Sulla via Lattea (Serbia, Messico, USA, Gran Bretagna, 2016, 125’), l’ultimo film scritto e diretto da Emir Kusturica.
Siamo in terra balcanica, durante la guerra che distrusse Paesi e annientò, moralmente e fisicamente, interi popoli all’inizio degli anni Novanta del XX secolo. Un luogo nel quale vita e morte mostrano, forse con maggiore chiarezza che altrove, il loro intimo coappartenersi.
Lo sa bene Kosta (un bravissimo Emir Kusturica), un uomo dal passato «assolutamente tragico», che a dorso del proprio asino, per portare il latte ai soldati di una caserma, si ritrova quasi ogni giorno a ridosso del campo di battaglia, da dove – nonostante i colpi sparati dall’artiglieria rischino sempre di colpirlo – riesce miracolosamente a uscire fuori senza grossi traumi.
È l’arrivo al villaggio di una donna misteriosa a riempire nuovamente di senso, nonostante la guerra e i suoi orrori, la vita di Kosta. Si tratta di Nevesta (Monica Bellucci perfetta nella parte), una bellissima italo-serba, con una storia complicata e dolorosa alle spalle, fatta fuggire da un campo profughi da Milena (Sloboda Micalovic), una ex ginnasta dal temperamento travolgente che vuole che la donna sposi suo fratello (Pedrag ‘Miki’ Manojlovic) – l’eroe di guerra del paese -, e che vorrebbe a sua volta sposare Kosta e lasciare la fattoria dove vive con l’anziana e un po’ folle nonna.
Fra feste matte a base di alcol, musica, urla, canti, risate e spari, On The Milky Road porta in scena l’universo chiassoso, surreale, e per certi versi sgangherato, tipico dei film di Kusturica per rivelarsi, però, ben presto un’opera che scava nel profondo, e che molto dice del mondo interiore del regista serbo. Del suo amore per la natura, innanzitutto: vista come portatrice di un ordine che trascende le vicende umane, e che, al contempo, come la Provvidenza interviene in esse, proteggendo chi la rispetta e la nutre. Lo vediamo, ad esempio, nelle scene in cui Kosta incrociando frequentemente sul proprio cammino un serpente inizia a offrirgli del latte – inverando in tal modo una antica leggenda -, e il rettile alla fine lo ripaga salvandogli la vita.
On The Milky Road è una favola che parla di amore e di guerra; di una pienezza fugace e faticosamente conquistata; e di una promessa di felicità eterna, che può inverarsi solo dopo la morte. Ed è l’antefatto che getta una luce nuova sul comportamento del monaco ortodosso protagonista di Our Life – il cortometraggio di Kusturica che fa parte del film collettivo Words With Gods (Palabras con Dioses, USA, Messico, 2014, 129’) –, che trasporta con fatica immensa degli enormi massi di pietra in cima a una montagna per poi farli rotolare giù a valle, senza sosta. Se prima di On The Milky Road, infatti, era stata l’insensatezza della vita a fornire una chiave per spiegare il gesto del monaco, oggi – alla luce del grande amore fra Kosta e Nevesta – quello stesso gesto si carica di nuovo senso. Non meno tragico, certo; ma tuttavia aperto alla consapevolezza che – nonostante il dolore che la vita innerva – è sempre l’amore che muove il mondo.