Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Pubblichiamo questo articolo apparso sulla rivista “Tempo Libero” n. 122
https://ita.calameo.com/books/004570318a24db1670a2f
La FITeL regione Emilia-Romagna APS ha recentemente affiliato l’associazione di promozione sociale SB FRIEND RETE APS di Modena. L’affiliazione e la collaborazione con questo nuova associazione nasce dalla colalborazione del CRT FITeL di Modena e del suo Presidente Giuseppe Polichetti con la rete di aziende e cooperative che si riconoscono nel progetto delle società Benefit. La condivisione di politiche di sostegno al welfare delle persone che lavorano nelle società benefit e lo sviluppo di iniziative di crescita delle società e delle persone che promuovono una diversa economia e sviluppo della persona ha permesso di individuare un lavoro comune sui temi del tempo libero e del welfare per i lavoratori. Questo lavoro comune ha individuato nell’APS lo strumento per associare i lavoratori delle società e delle cooperative aderenti alla rete. Da qui la presenza anche della FITeL e del CRT FITeL MODENA nel consiglio direttivo della nuova associazione. La cultura che ha dato vita alla FITeL e le iniziative culturali e sportive che questa promuoverà vanno nel solco della consolidata esperienza dei circoli aziendali e interaziendali. Mettere a disposizione di questa rete di aziende la vita associativa e i servizi della FITeL rappresenta un’occasione per scambiare e condividere i valori e gli scopi della nostra organizzazione. Ringraziamo il Dott. Antonio Fierro, che qui di seguito ha curato questa presentazione delle società Benefit e delle attività dell’associazione SB FRIEND con l’obiettivo programmatico che va verso il tema: collaboriamo per la transizione a SB perchè in una azienda SB si opera e lavora MOLTO MEGLIO.
Angiolo Tavanti
Responsabile organizzazione
FITeL regione Emilia-Romagna APS
Le Società Benefit: essere parte di un’impresa di “Beneficio Sociale”, il nuovo paradigma organizzativo della collaborazione tra Management e Collettività Aziendali
La costruzione di una strada comune che portasse verso un modello sostenibile del fare economia è idealmente iniziata col “Rapporto sui limiti dello Sviluppo” del Club di Roma del 1972, idealmente consolidata con l’introduzione della definizione condivisa di “modello di sviluppo sostenibile” (Rapporto Burtland 1987) e definitivamente consacrata con la risoluzione Agenda 2030 in cui nel 2015 ben 193 Paesi membri dell’ ONU hanno deliberato di concordare le azioni per la traslazione a un modello economico sostenibile; all’interno del documento Agenda 2030 sono infatti stati individuati i 17 obiettivi condivisi dello sviluppo sostenibile su cui i paesi aderenti baseranno le scelte politiche ed economiche nel prossimo futuro per arrivare ad un modello economico più equo e sostenibile in un prossimo futuro.
Il grande valore intrinseco in questo percorso risiede nel fatto che all’interno del tema delle “sostenibilità” sono stati considerati sia gli impatti ambientali delle scelte economiche dei paesi ma anche gli impatti sociali, cioè tutte quelle esternalità che ricadono in maniera forte sulle collettività implicate nel processo di produzione e consumo dei servizi; finalmente l’economia diviene quindi in questa visione un attivatore di energie positive volto a limitare o risolvere le problematiche sociali piuttosto che ad acuirle.
Il Modello di Società Benefit si innesta perfettamente nel tema della Sostenibilità Sociale appena accennato in quanto individua una serie di modelli a cui le aziende possono rifarsi per coinvolgere sempre più e maggiormente tutte le collettività ad essa connesse e collegate. Un primo elemento di cambio di paradigma rispetto al “fare azienda” tradizionale riguarda l’allargamento della platea degli “interessati” (volendo usare un inglesismo “stakeholder”) considerati implicati nelle ricadute dell’attività aziendali, infatti se nell’accezione tradizionale del fare impresa le attività sono un “affare” che riguarda esclusivamente proprietà management e lavoratori, lasciando l’onere di gestire ogni altra esternalità sui territori allo “Stato” nelle Società Benefit si guarda a tutte quelle reti sociali e spazi su cui l’azione dell’Azienda impatta monitorando effetti, cercando feedback ed attivando eventualmente correttivi condivisi in tempi ragionevoli.
Nelle Società Benefit è quindi ratificata in maniera istituzionalizzata la concezione che l’attività del produrre beni e servizi ha ricadute più larghe di quelle solitamente considerate nei modelli economici classici e per questo viene dato maggior spazio alla collaborazione tra gli “attori” aziendali; vi è certamente il tema della governance che nelle società Benefit viene affrontato con azioni per allargare le platee che partecipano alle scelte importanti e strategiche e un tema non secondario della valutazione degli effetti che le azioni dell’Azienda producono sulle collettività e sui territori sui quali l’impresa opera.
L’Impresa Benefit non è più un sito di produzione di mero valore economico avulso dal luogo in cui espleta la propria azione ma è ora profondamente interconnessa al tessuto sociale nel quale si trova a operare; lavoratori, fornitori di beni e servizi, famiglie di persone implicate in queste reti o “semplicemente” residenti del territorio.
A chi fa bene la Società Benefit
Letto quanto sopra appare ovvio che lavorare all’interno di una azienda che decida di trasformare la propria essenza statutaria in “Società Benefit” mettendo in discussione i propri processi produttivi e decisionali ed aprendo e rendendo maggiormente scalabili i modelli organizzativi interni può apportare grandi benefici oltre che all’azienda stessa anche alle collettività che popolano l’impresa.
Beninteso, adottare il modello della Società Benefit (che è pur sempre un modello profit nel quale la proprietà rimane in mano agli azionisti) non significa aprire alla collettivizzazione dell’azienda riducendo il potere interno di qualcuno a favore di altri; si tratta di un processo in cui vincono tutti in quanto le decisioni (pur rimanendo rapide e chiare come in una azienda che operi in un mercato competitivo richiede) vengono maggiormente condivise e ponderate non solo nell’ effetto immediato ma anche nelle ricadute di medio e lungo periodo.
I vantaggi del lavorare nelle Società Benefit sono facilmente intuibili, si tratta di aziende che comunicano con più efficacia (o almeno cercano di trovare percorsi e modi per farlo), verso l’esterno ma anche al proprio interno e sono più favorevoli ad adottare politiche di Welfare attive e realmente incidenti, inoltre tendono a monitorare con maggiore frequenza ed efficacia la soddisfazione dei propri lavoratori ponendo in essere politiche atte a alzare il livello della percezione positiva dell’essere parte della comunità d’impresa; ciò non per vezzo o ragioni di marketing ma perché il DNA stesso imprenditoriale (lo Statuto) nelle Società Benefit viene modificato appositamente per recepire l’importanza fondante di questi processi di condivisione.
nelle Imprese Benefit si lavora meglio, per questo se insieme riusciremo a creare un movimento di persone che hanno a cuore l’impresa in cui lavorano che aiuti ed affianchi gli imprenditori a prendere le giuste decisioni sollecitandoli e accompagnandoli nella scelta di una trasformazione in Società Benefit potremo creare con maggiore agio ambienti di lavoro più accoglienti e modelli di produzione dei beni e dei servizi efficienti e responsabili in cui le collettività siano parte attiva dei processi di sviluppo economico e crescita.
Dobbiamo agire ora e fare quanto in nostra possibilità per favorire la transizione; il 2030 è vicino, alcuni di noi ancora a quell’epoca lavoreranno, altri si staranno godendo la meritata pensione; ma le imprese, quelle, ci saranno ancora, e in esse opereranno i nostri Figli e Nipoti; per loro il 2030 è domani.
Dott.Antonio Fierro
Presidente
Società Cooperativa di Beneficio e Interesse Collettivo