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Neiye,l’armonia cosmica nel taoismo,conferenza

in collaborazione con www.inchiestaonline.it

Amina Crisma:Neiye, l’armonia cosmica nel taoismo, conferenza alla Fondazione San Carlo di Modena

| 20 Ottobre 2021 | Comments (0)

 

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Amina Crisma: Neiye, l’armonia cosmica nel taoismo, conferenza alla Fondazione San Carlo di Modena

Venerdì 22 ottobre 2021 alle ore 17.30 Amina Crisma terrà la conferenza “Neiye, l’armonia cosmica nel taoismo” al Centro Studi Religiosi della Fondazione San Carlo di Modena, nell’ambito del ciclo Libri sacri, fondamenti teologici e interpretazioni culturali nelle religioni.

 

La conferenza si svolgerà in diretta streaming sul sito www.fondazionesancarlo.it

e sarà inoltre visibile sui siti Youtube e Facebook della Fondazione.

 

La presentazione, che qui sotto si riproduce, si trova al link https://www.fondazionesancarlo.it/conferenza/neiye/

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L’insorgenza del grande tema dell’armonia nel Neiye, come in tutto il pensiero della Cina antica, non si situa in una dimensione astratta e atemporale, ma va invece concretamente ricondotta al suo contesto storico preciso e determinato: un contesto di straordinaria e ineguagliata creatività spirituale, che rappresenta l’autentica età assiale del pensiero cinese, e in cui il problema del conflitto assunse un ruolo centrale e determinante, come attestano inequivocabilmente i documenti dell’epoca e come mostrano con grande evidenza e abbondanza di dettagli gli studi contemporanei.

Rievochiamo brevemente i tratti essenziali di quella straordinaria stagione: si tratta di un’epoca di drammatica crisi, fra il V e il III secolo a.C., nel cui corso si dissolvono gli ordinamenti e i valori del mondo arcaico e la cui fase conclusiva, compresa fra il 453 e il 221 a.C., non casualmente è denominata età degli Stati Combattenti. Dal declino della dinastia regnante dei Zhou (1045-256 a.C.) sorgono entità politiche nuove e potenti, nuovi regni che si combattono senza tregua in guerre cruente. Usurpazioni e contese dissolvono la solidarietà, i costumi, i codici di condotta dell’antica aristocrazia, i cui fondamenti erano d’ordine religioso e rituale, e la forza brutalmente si impone nei rapporti interni ed esterni ai clan nobiliari e agli stati. Da questa stagione di violenza e di lotte senza quartiere emergerà la realtà nuova dell’impero centralizzato, fondato dal sovrano dello stato di Qin – il Primo Imperatore – nel 221 a.C. (…)

Sono le modalità stesse dei conflitti a subire in questa fase una profonda trasformazione: si passa da una guerra di stampo aristocratico, condotta secondo le regole di un codice d’onore che si è andato via via affievolendo, a una guerra totale, che coinvolge eserciti immensi e masse enormi di popolazione, divenendo feroce e brutale massacro. È uno scenario di caos dominato dalla violenza e dalla sopraffazione, in cui ha luogo un’immane distruzione. È un mondo che si congeda brutalmente dall’armonia della Cina arcaica, rispetto alla quale si consuma una frattura profonda e radicale.

È da questa frattura traumatica che muove la riflessione dell’anonimo e sconosciuto autore del Neiye, come degli altri autori a lui contemporanei. Per lui, come per loro, il pensiero deve assumersi il compito di misurarsi con il conflitto e con la violenza, di dominare il disordine sotto il Cielo, di ricostruire l’armonia. È dunque sotto il segno di polemos che ha inizio, per lui come per tutti loro, la ricerca dell’armonia. Essa non può più rappresentare l’irriflessiva adesione a un immobile dato, come avveniva nel mondo arcaico, in cui tradizioni e convenzioni vigevano con la medesima infallibile cogenza che governa il ciclo della natura; comunque si venga a configurare, essa ora non può che costituire un risultato, ossia l’esito del movimento del pensiero. Non è un’armonia ignara di conflitto quella di cui ci parla il Neiye, così come tutti i grandi testi di quest’epoca, ma un’armonia che si costituisce muovendo dal conflitto, che si consegue attraversando e oltrepassando il conflitto.

Nel Neiye non si esprime quindi un atteggiamento inerte e remissivo, bensì un pensiero audace, che attraversa con fiducia e con speranza un’immane catastrofe, un’era di inaudita barbarie. Un pensiero capace di immaginare che il greve, opaco e buio presente – «il tempo degli assassini, dei ladri e dei banditi» così vividamente rappresentati dalle testimonianze coeve – avrebbe avuto fine e che gli esseri umani, nonostante tutto, serbassero entro di sé la capacità di alzare gli occhi verso l’alto, sollevandoli dalle zolle insanguinate di orrendi campi di battaglia.

(da A. Crisma, Introduzione, in Neiye. Il Tao dell’armonia interiore, Milano, Garzanti, 2015, pp. 34-36)

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