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Il processo di invecchiamento e la conseguente perdita di autosufficienza coinvolgono un numero crescente di persone, sia come utenti che come operatori nei servizi di cura. In questo contesto, non ci siamo concentrati sui numeri, ma piuttosto sulla comprensione delle diverse condizioni e possibilità di mantenimento dell’autosufficienza. La domanda centrale è: “Come invecchiare in una casa adeguata con accanto qualcuno che mi sorrida?”
Questa sfida, sia quantitativa che qualitativa, richiede una conoscenza approfondita dei servizi disponibili, potenziando i mezzi informativi oltre le sole piattaforme digitali. Tra le proposte emerse, vi è la necessità di un’indagine sulla fragilità delle reti familiari e sui servizi di prossimità, formali e informali, per capire se queste condizioni permetteranno agli anziani di mantenere una vita adeguata nei prossimi anni.
Le future aree di lavoro suggerite includono:
È necessario un contesto accogliente, con il commercio di prossimità e il coinvolgimento dei luoghi di lavoro del territorio, anche attraverso la rete dei circoli aziendali. Attualmente, molte iniziative e servizi sono attivati in condizioni quasi emergenziali, riducendo la possibilità di risposte adeguate. Un approccio preventivo permetterebbe alle persone di orientarsi e accedere ai servizi in modo più consapevole ed efficace.
Si è inoltre evidenziata la frammentazione delle iniziative di sostegno e cura, che spesso non dialogano fra loro, limitando la possibilità di creare un sistema di intervento più complesso e coordinato. Una proposta è quella di mappare i servizi e le opportunità nei vari territori per avere una visione d’insieme, favorendo l’integrazione e l’innovazione tra le diverse realtà.
Questo approccio potrebbe migliorare i servizi attuali e promuovere nuove iniziative, considerando che gli anziani di oggi e del futuro sono più informati, utilizzano le tecnologie digitali, sono consapevoli della loro condizione e mantengono una vita attiva con relazioni non solo familiari, ma anche con il territorio e la comunità. Tuttavia, le differenze culturali e relazionali tendono a privilegiare chi ha già un certo livello di socialità, rischiando di lasciare indietro chi è più in difficoltà.
Il digital divide, i livelli di istruzione e di reddito, il territorio di residenza e la composizione del nucleo familiare possono diventare ostacoli all’accesso ai servizi e alle opportunità, penalizzando le persone anziane più fragili. Per queste ragioni, oltre alla mappatura, sarebbe utile la presenza di un “operatore di comunità” in grado di interpretare i bisogni e collocarli nel contesto di opportunità e servizi più adeguato.
Questa sfida, che ci vede all’avanguardia insieme al Giappone, comporta oneri di sperimentazione ma anche il valore di trovare per primi, risposte e soluzioni a un cambiamento sociale che riguarderà presto tutti i paesi con una demografia simile alla nostra.
Fausto Viviani
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