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Piovono milioni di euro sui medici “ex specializzandi”: dopo la sentenza della Corte di cassazione che il 18 agosto scorso aveva rimesso nei termini decine di migliaia di posizioni (17350/11, si veda Il Sole 24 Ore del 1?settembre 2011) si sono moltiplicate le decisioni di merito su azioni risarcitorie collettive. Nel giro di soli quattro giorni – tra il 26 e il 30 aprile – prima il tribunale di Roma (8427/12), poi la Corte d’ appello (2286/12) hanno liquidato 1.430 posizioni rappresentate dal l’ associazione Consulcesi, per un totale di 57 milioni di euro, chiudendo idealmente un ciclo che, proprio a partire dalla Cassazione di agosto, ha impoverito le casse del ministero di 166,5 milioni di euro, per soddisfare 2.360 professionisti. Ma proprio il numero degli aventi (ancora) diritto suona come un’ ipoteca a lungo termine, considerato che sarebbero 120mila i medici ex
specializzandi potenzialmente interessati ad aprire nuovi contenziosi con il ministero. La vicenda degli ex specializzandi che hanno svolto la formazione tra il 1982 e il 1991 senza essere stati retribuiti, si trascina da trent’ anni. L’ Italia infatti non ha mai dato ?integrale applicazione? alle direttive europee degli anni Settanta che prevedevano il compenso e che sarebbero dovute diventare parte del corpus legislativo al pi? tardi il 31 dicembre 1982 (articolo 16 della direttiva 82/76/Cee). La Corte di giustizia il 7 luglio 1987 (sentenza della causa C-49-86) dichiar? l’?inadempienza? di Roma, circostanza che non dispensava comunque l’ Italia dal recepire al pi? presto le regole comunitarie. ?Tale obbligo – scrivevano i giudici di Cassazione la scorsa estate – avrebbe potuto essere adempiuto integralmente soltanto se lo Stato Italiano, nel l’ introdurre una disciplina attuativa della direttiva e conforme ad essa, avesse disposto non solo per l’ avvenire, cio? in relazione alle situazioni dei singoli riconducibili ad essa dopo la sua entrata in vigore, ma anche prevedendo la retroattivit? di detta disciplina?. Poco rileva che nel frattempo la direttiva 2005/36/Ce, dettando una nuova disciplina dei medici specializzati, ha previsto l’ abrogazione a partire dal 20 ottobre 2007 delle direttive precedenti. Se ? vero che ?a quella data ? cessato l’ obbligo dello Stato Italiano di adempiere, sia pure tardivamente, le direttive 75/362/Cee, 75/363/Cee e 82/76/Cee?, non ? ?immaginabile che l’ ultima direttiva abbia inteso sacrificare i diritti risarcitori dei singoli ove gi? insorti e ancora esistenti, non ? possibile ritenere che l’ abrogazione li abbia fatti venire meno?.