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Dal 2013 i piccoli Comuni tra 1.001 e 5mila abitanti precipiteranno tra i limiti e le rigide regole del Patto di stabilit?. La questione non ? solamente finanziaria, ma abbraccia anche la gestione delle risorse umane. Infatti, attualmente, il contenimento della spesa di personale ha due binari. Da una parte ci sono i Comuni sopra i 5mila abitanti e le Province, che devono ridurre i costi rispetto all’ anno precedente ai sensi del comma 557 della legge Finanziaria 2007; dall’ altra gli enti non soggetti a Patto, che devono contenere le spese nel limite di quelle sostenute nel 2004 (comma 562 stessa legge). Dal 2013 anche questi enti rientreranno di conseguenza nella prima casistica. I dubbi sollevati dalla normativa sono molto consistenti, come mostra fra l’ altro il fatto che la Corte dei conti del Veneto (delibera 98/2012) ha rimesso la questione alle Sezioni riunite. Tra le altre cose, gli operatori si chiedono se ci siano scelte da fare nel corso di questo esercizio, e come programmare la gestione del personale per evitare che, dal 2013, si rimanga ingessati? La prima idea ? certamente quella di fare in modo che la spesa del 2012 risulti la pi? alta possibile, cos? da diventare base di riferimento per l’ anno futuro. Ragionare in questo modo non sembra per? molto virtuoso. Infatti, le assunzioni andrebbero programmate sulla base delle effettive esigenze e non esclusivamente su vincoli di natura finanziaria. Purtroppo, per?, ? il legislatore che con i suoi tagli lineari ed orizzontali abitua a simili comportamenti. Si pensi solamente ai limiti sul lavoro flessibile: va tagliata del 50% la spesa sostenuta nell’ anno 2009, a prescindere dalle eventuali e reali necessit? operative (e senza le deroghe sulla polizia locale e servizi educativi/scolastici del 2012). Tra l’ altro, proprio queste assunzioni a tempo determinato o con altre forme flessibili, erano il naturale metodo per la sostituzione dei dipendenti assenti dal servizio permettendo anche di mantenere adeguati livelli di spesa di personale per il futuro. A meno che questa non sia l’ occasione buona per rimettere mano all’ interpretazione che, se anche non chiaramente condivisa dalla Ragioneria dello Stato, ? stata suggellata dalla Corte dei conti, Sezione Autonomie. Questa interpretazione prevede che l’ obbligo di riduzione della spesa di personale debba avvenire in termini progressivi e costanti rispetto all’ anno precedente (Deliberazioni n. 1 e 3 del 2010). ? evidente che regole sul turn-over e spese di personale da ridurre di anno in anno collidono e portano al collasso la gestione del personale. E proprio il turn-over sar? un’ altra sfida per gli enti minori. Infatti, ad oggi, chi non ? soggetto a Patto pu? assumere nel limite delle cessazioni dell’ anno precedente. Dal 2013, anche queste amministrazioni, potranno invece assumere nel limite del 20% delle cessazioni dell’ anno precedente. Un bel pasticcio. Se infatti un piccolo Comune avr? una cessazione
nel 2012 e non potr? ricoprirla in quanto nel 2011 non vi era alcuna fuoriuscita di personale, difficilmente riuscir? a portarla a termine anche nel 2013, quando scatter? il 20 per cento. Certo, rimane sempre la mobilit?, considerata neutra (n? assunzione, n? cessazione) quando avviene tra amministrazioni che hanno limitazioni alle assunzioni. Ma gi? in questi mesi ci si rende conto che la cessione di contratti tra un ente e l’ altro ? diventata molto complicata, perch? ognuno si aggrappa fortemente alle proprie risorse umane. Una possibile, ulteriore, alternativa potrebbe arrivare dalla gestione associata delle funzioni fondamentali (rinviata di nove mesi) e le convenzioni per l’ utilizzo a tempo parziale del personale, disciplinate dall’ articolo 14 del contratto nazionale del 2004. Rapporto tra spese di personale e spese correnti al di sotto del 50% e vincoli sul fondo delle risorse decentrate chiudono il quadretto delle norme che renderanno impossibile l’ applicazione delle regole per i comuni che transiteranno nel patto di stabilit?.