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Bologna aveva dato ragione alla?Fiom. Milano alla?Fiat. Ora, una settimana dopo, Napoli d? ragione alle tute blu Cgil. Lecce agli uomini del Lingotto. L’ unica differenza ? che questa volta il copione – con i due tribunali, i due verdetti antitetici, le due letture diametralmente opposte delle stesse norme e per la stessa contesa – va in onda a distanza non di giorni e nemmeno di ore. Va in onda in simultanea. Il che rende ancora pi? evidenti gli aspetti kafkiani della questione. E la sua emblematicit? a livello di sistema-Paese. Proprio quando, alla disperata ricerca di ?crescita?, molto dibattiamo sulla nostra quasi inesistente attrattivit? per gli investitori esteri. O – alla fine fa lo stesso – sulla voglia di delocalizzazione di quelli italiani. Non ? mai stata davvero circoscritta, la guerra?Fiat–Fiom, un affaire soltanto tra il ?sindacato antagonista? e il primo gruppo industriale del Paese. Se fa tanto rumore ? per la sua oggettiva simbolicit?. E per il carico ideologico che ci ? stato buttato sopra dall’ inizio. Solo che il tutto, ormai, va ben oltre lo scontro tra Maurizio Landini – che ieri ha inneggiato alla vittoria di Napoli ma tranquillamente ignorato la sconfitta di Lecce – e Sergio Marchionne. Lo stillicidio di cause avviate dai metalmeccanici Cgil per ottenere la rappresentanza sindacale, nonostante non abbiano firmato il contratto aziendale e ad escluderli sia dunque direttamente lo Statuto dei lavoratori (articolo 19, voluto a suo tempo proprio dalla?Fiom?e gi? pi? volte passato all’ esame di costituzionalit?), ? ovviamente un grosso problema per il Lingotto. Se la vedranno i suoi avvocati. Ma se per una stessa controversia ci sono 61 processi aperti, se i quattro gi? discussi sono finiti con due?sentenze?e due interpretazioni opposte, se si deve evocare (legali?Fiat) l’ ennesimo intervento della Consulta per uscire dal labirinto, ? la?Fiom?che dovrebbe temere comunque il boomerang. Non ? solo la minaccia di Marchionne di andarsene dal Paese. La?Fiat?fa notizia anche sui giornali stranieri. Gli industriali esteri quelli comprano. Leggere non tanto delle cause, quanto dei tempi infiniti e soprattutto della totale incertezza delle norme, conferma uno dei loro peggiori incubi rispetto agli investimenti in Italia. Paola Severino, ministro della Giustizia, potr? fare tutti i road show possibili: buttar gi? quest’ immagine sar? complicato anche al suo ?tribunale delle imprese?.