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Legge Fornero, rischio contenziosi per le partite Iva

Ora quelli che possono vanno in vacanza. Ma sui tanti professionisti indipendenti, che lavorano con contratti co.co.pro. o con ingaggi a partita Iva, aleggia un’ incognita: ?Cosa succeder? – si domandano questi lavoratori autonomi – alla ripresa di settembre? Saremo richiamati in azienda??. E cos? la legge Fornero rischia di realizzare un paradosso. Se, da un lato, il provvedimento non rassicura troppo la moltitudine dei parasubordinati (formalmente esterni, ma di fatto molto simili ai dipendenti veri e propri) che aveva creduto alle promesse di una bonifica del mercato del lavoro, dall’ altro lato la norma rende le imprese molto circospette: temono, infatti, di veder proliferare il contenzioso da parte di quei profili “atipici”, ormai strutturali ai processi produttivi. ?La formulazione iniziale della legge era una dichiarazione di morte per noi professionisti. Ora gli emendamenti apportati migliorano un po’ le cose, in parte siamo stati ascoltati?, dice Anna Soru, presidente dell’ associazione Acta (consulenti del terziario avanzato). ?Tutta la norma sulle partite Iva – aggiunge – ? stata introdotta frettolosamente per sanare le situazioni di abuso, quelle delle false partite Iva. Ma noi che ci riflettiamo da molto tempo capiamo che ? molto complicato reprimere gli abusi senza danneggiare i veri liberi professionisti. E poi in alcuni punti decisivi la legge ? confusa e rischia di creare timore nelle aziende. Speriamo che i decreti attuativi specifichino meglio le cose?. Gli uffici del personale di imprese pubbliche e private sono ancora in attesa di versioni interpretative certe, che tra l’ altro tengano conto anche degli emendamenti accorpati nel “decreto sviluppo”. Bocche cucite tra i responsabili delle risorse umane, dove prevale la linea attendista. Ma non ? semplice superare la diffidenza delle aziende. Ed ? sintomatico che, sotto la voce “precauzioni”, il vademecum sulla riforma Fornero pubblicato dal giornale di Confindustria, il Sole 24 Ore, suggerisca ai datori di lavoro, prima di siglare un nuovo contratto con un professionista a partita Iva, di fargli sottoscrivere un’ attestazione in cui egli dichiari la sua posizione reddituale presunta nell’ anno in corso. Tutto questo, al fine di sondare la “pericolosit?” del lavoratore, che verosimilmente sar? sottoposto comunque a una serie di verifiche prima di essere ingaggiato nuovamente. Tanto che in un’ azienda- simbolo come la Rai, che ha visto negli ultimi anni il proliferare di figure contrattuali “atipiche”, i sindacati hanno diramato un comunicato in cui sconsigliano di firmare frettolose transazioni. La legge, va notato, ? piuttosto generosa con i datori di lavoro, specie in materia di partite Iva: lascia loro 12 mesi di tempo per mettersi in regola sui contratti in essere, mentre per quelli nuovi, con un emendamento inserito nel “decreto sviluppo”, passa da uno a due anni il periodo di verifica sui parametri annuali di reddito e di durata contrattuale, che possono far scattare la presunzione di rapporto non autonomo (la soglia ? l’ 80% del reddito annuo dal medesimo committente e la durata contrattuale annua di 8 mesi). E poi, a rassicurare ulteriormente le aziende, ci sono tre eccezioni molto capienti. Il nuovo provvedimento, infatti, non si applica a numerosissime partite Iva: gli iscritti agli albi, i professionisti con “competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso significativi percorsi formativi” o con “capacit? teorico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze” (cos? recita le legge, che Acta definisce qui troppo vaga) e soprattutto tutti quegli autonomi che hanno un reddito superiore alla cifra lorda, piuttosto modesta, di circa 18 mila euro all’ anno (al netto si pu? ridurre anche della met?). Ottimista, dal punto dei livelli di rischiosit?, ? Assoconsult, l’ associazione che rappresenta circa 500 imprese di consulenza. Per la natura specifica e “a progetto” della loro attivit?, le aziende di questo settore ingaggiano fisiologicamente una componente cospicua di professionisti a partita Iva o co.co.pro. ?Per fortuna il governo ci ha ascoltato e ha recepito, soprattutto per le partiteIva, lo spirito delle nostre richieste di emendamento, che avevamo avanzato sul testo iniziale?, afferma Franco Perone, vicepresidente Assoconsult. Oltre alla soglia reddituale modesta, grazie alla quale una quota massiccia di professionisti a partita Iva risulta esclusa dal sospetto di contenzioso, l’ Associazione vede nel riferimento alle “competenze di grado elevato” un ulteriore motivo di tranquillit?. ?Nel nostro settore ? fondamentale disporre di professionisti con ingaggi temporanei, fermo restando che concordiamo senza riserve con l’ esigenza di combattere gli abusi?.

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