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Nella tristezza delle notizie uscite negli ultimi giorni una particolarmente positiva è passata un po’ troppo sotto silenzio.
Reinhard e Rogoff hanno taroccato i loro conti.
Ma chi sono questi signori e come mai il grande pubblico si dovrebbe appassionare a oscuri dibattiti accademici?
I due soggetti in questione sono eminentissimi professori dell’università di Harvard, conosciuti nel mondo per la brillantezza e il rigore formale dei loro scritti.
Il libro This Time is Different, nel quale gli autori dileggiavano l’insipienza di tutti gli analisti mondiali per non essere stati in grado di prevedere la crisi finanziaria del 2008, nonostante essa fosse stata annunciata da chiarissimi segni premonitori che dovevano essere evidenti a chiunque avesse avuto la pazienza di osservarli attraverso la lente di ingrandimento data dalla storia economica, è stato un bestseller mondiale acclamato da economisti sia di area neokenesiana (Krugman) che da monetaristi convinti (tutti gli altri).
Insomma, due superstar dell’economia moderna che parlano ad alta voce nel mondo della finanza e sussurrano alle orecchie disponibili di potenti di mezzo mondo. E che cosa avevano mai detto di sconvolgente questi due illustri accademici?
I due professori, grazie ad una serie di calcoli e serie storiche avevano trovato una correlazione diretta e quindi una causalità tra il debito di un paese e la sua crescita economica fissando dei paletti semi-inviolabili oltre ai quali un paese era dannato a cadere in recessione e poi, se il numero magico veniva mantenuto costante negli anni, ad autoinfliggersi una fase ineluttabile di declino economico e sociale.
Il numero era stato fissato a 90. Novanta è la percentuale di debito pubblico rispetto al Pil e, quindi, rispetto a tutti i beni e servizi prodotti da un paese.
Ebbene questi calcoli così legati al mitico Washington Consensus, che nel breve ha distrutto almeno una trentina di paesi ma nel lungo dicono li salverà e ha prodotto i famosi vincoli di Maastricht, si sono dimostrati semplicemente falsi. I nostri eroi, pur di farli venire, avevano omesso alcune serie a loro sfavorevoli oltre ai paesi che, maledetti ostinati, andavano contro le loro teorie.
Ma perché dovrebbe interessare al grande pubblico questa piccola notizia per addetti ai lavori?
In questi 40 anni le crisi sono state tutte affrontate utilizzando lo schema classico: hai troppo debito, il debito fa male, per tagliare il deficit e il debito devo tagliare le spese, mando in recessione il paese, faccio soffrire la gente, ma nel lungo periodo i loro bis, bis, bisnipoti ci ringrazieranno perché il debito e il deficit sono l’unica unità di misura della capacità di un paese di uscire dalla crisi.
Ora quello che il buon senso ci diceva sappiamo potrebbe essere una realtà scientifica. Il debito è solo una delle cause della crisi di un paese e, probabilmente, neppure la più importante.
Una forza di sinistra dovrebbe essere in grado, con competenza e fantasia, di farsi forte di questa realtà e dire ai mercati mondiali: “Noi usciremo dalla crisi investendo, aumenteremo il debito nei prossimi cimque anni ma solo a fronte di investimenti in conto capitale (scuola di base, università, ricerca, infrastrutture materiali e telematiche ed edifici pubblici e a uso pubblico). Credete in noi il cambio di passo di una nazione è possibile perché il debito farà crescere e la crescita ci aiuterà a ripagarlo”.
Almeno nel giorno in cui si è scoperto che Rogoff e Reinhard hanno taroccato i dati come un qualunque biscazziere di periferia c’è qualcuno che abbia il coraggio di dire che una nuova politica economica è possibile?
http://www.forexinfo.it/Reinhart-Rogoff-l-atto-d-accusa da Blooberg
http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/teoriarogoff139.htm
http://www.businessweek.com/videos/2012-12-19/harvards-ken-rogoff-on-us-fiscal-negotiations