Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Gli orti botanici: l’utile e il bello

Il professore Tullio Sirchia, scrittore e giardiniere, anima del parco di re Ferdinando a Scopello

Meraviglioso tramonto a Scopello per i partecipanti al XIV meeting Optima (Organization for the Phyto-Taxonomic Investigation in the Mediterranean Area) che vede la partecipazione di oltre 200 botanici provenienti dalle più prestigiose sedi scientifiche europee, del Nord Africa e del Medio Oriente. Dopo una giornata dedicata al monte Cofano e a Segesta, giovedì 12 settembre, docenti e ricercatori sono arrivati all’ex residenza di Ferdinando IV di Borbone, ora Casa Sirchia.

Il parco rupestre di re Ferdinando è un giardino roccioso, congegnato come una sorta di paradiso tra natura selvaggia, arte, paesaggio: luogo olistico per il rinascimento del Mediterraneo. È pensato con vari punti di vista che si specchiano sul golfo di Castellammare e sui faraglioni di Scopello, tagli di paesaggio organizzati con elementi scultorei. Il teatro delle anime accoglie circa ottanta persone e dà inizio al percorso silvestre che arriva fino al mare, tra olivi, carrubi, querce. Particolarmente significativa è la presenza di specie endemiche della bassa e alta macchia mediterranea che, di fatto, rende il giardino un concentrato della riserva naturale dello Zingaro.

 

Il professore Francesco Maria Raimondo direttore dell’ Orto botanico di Palermo e a sx l’architetto paesaggista Pietro Pedone

Intervista a Francesco Maria Raimondo, direttore dell’orto botanico di Palermo

Quale contributo possono dare i botanici per il rinascimento di parchi,  giardini, condomini,  orti urbani delle nostre città?

«Far entrare nel contesto urbano la natura mediterranea è un nostro dovere, anche perché dal nostro punto di vista si ha la possibilità di collegare la società con il mondo naturale. Soprattutto questi ultimi decenni hanno portato lontano l’uomo dalla natura».

Ci sono tantissimi spazi di terreno incolti nelle città…

«E sono preda di specie invasive strane, specie esotiche. Quando arriva l’esotico il nativo spesso non ce la fa a competere. Quando il nativo manca, l’esotico si impianta e poi è più difficile che accada il contrario. Cioè che il nativo riesca a reinserirsi. Lo spazio viene occupato da specie esuberanti come l’Ailanthus altissima».

Che cosa fare quando Stato o enti locali non sono in grado di gestire spazi abbandonati del territorio?

«Oggi mancano le risorse umane e l’organizzazione per presidiare gli spazi istituzionali, figuriamoci le aree pubbliche abbandonate. Tutti amano stare seduti dietro a una scrivania piuttosto che lavorare sul campo. Ma gli spazi devono essere curati ed è necessario sudare un pochettino»

La professoressa Tiziana Ulian (Seed Conservation Department, Royal Botanic Gardens, Kew, Gran Bretagna)

Per non parlare dell’abbandono della vegetazione di certi parchi archeologici

Il professore Giovanni Cristofolini (orto botanico e erbario dell’Università di Bologna)

«Al meeting di Optima 2013 hanno partecipato autorità mondiali della botanica. Insieme abbiamo visitato Segesta, una realtà che ancora si difende anche se ci sono spazi abbandonati o rovinati dall’incendio del luglio scorso. Il fuoco ha cambiato, alterato i caratteri dell’area. E questo dal punto di vista estetico e paesaggistico non fa una bella impressione. Del resto anche l’orto botanico di Palermo è una realtà bellissima che vive un momento di distrazione perché la regione siciliana vive un momento di difficoltà. Alcuni monumenti non possono essere abbandonati senza metterci la faccia. Io posso contare su persone che sono venute a lavorare per un attaccamento alle istituzioni, senza retribuzione. Al meeting sono presenti studiosi delle più prestigiose realtà accademiche e presentare un orto botanico con le erbacce non sarebbe stata una bella cosa»

Su quali temi vi siete confrontati in questi giorni?

«Il nostro impegno è mettere in risalto il valore, anche economico, della biodiversità per cogliere l’aspetto dell’utilità delle piante mediterranee, per esempio a fini farmaceutici, sanitari, alimentari o cosmetici. Non si può parlare sempre di rarità o di piante che scompaiono, bisogna coinvolgere il mondo produttivo e le associazioni di cittadini, anche se l’attenzione a questi temi non può mancare».

Sandro Zioni

passeggiata nel parco, voce fuori campo di Pietro Pedone (architetto paesaggista di Marsala)

 

link utili

http://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_dei_Semplici

http://ortobotanicobologna.wordpress.com/

http://www.ortobotanico.unipa.it/Benvenuto.html

http://sweb01.dbv.uniroma1.it/orto/index.html

http://www.optima-bot.org/

 

 

 

 

 

 

3 Responses to Gli orti botanici: l’utile e il bello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *