Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
di Luciano Fiordoni
Nella complessità del fenomeno globalizzazione gli operatori della grande distribuzione organizzata(GDO) attuano una politica di prezzo al ribasso con la finalità ufficiale di consentire a tutti di poter accedere al consumo di qualsivoglia prodotto (ufficiosa di mantenere certi margini di guadagno aumentando la massa critica delle vendite).
Chiaramente questo implica da parte delle GDO un attento monitoraggio dei mercati e dei prezzi dell’offerta consentendo alle stesse di garantirsi i prezzi marginali più bassi a prescindere dalla distanza di tali mercati.
Infatti la logistica moderna sembra aver annullato le distanze, e chi opera nel settore dei trasporti sconta un crescente vantaggio dalla politica del prezzo marginale.
Questo fenomeno di grandi dimensioni sta modificando la cultura del consumatore per cui è lui stesso che attraverso il mercato on line o le offerte speciali della GDO persegue ansiosamente strategie di prezzo ribassiste.
Un esempio: la Conad ha in offerta trote allevate in Turchia, la cosa mi ha colpito perché so che a Follonica a 80 km da siena esiste un allevamento ittico. Ho chiesto la spiegazione e mi è stato risposto che le trote Turche hanno un prezzo al consumatore di 7,40 al kg mentre quelle “locali” hanno un prezzo al banco di oltre 14€.
A prescindere dai dubbi che possono insorgere sul controllo di qualità del prodotto viene da chiedersi se abbia un senso acquistare un benei che costa poco al consumatore (non so in termini di tutela della salute) e così tanto alla società intesa come produttori (pagati poco) e ambiente (in termini di inquinamento e consumo di risorse non riproducibili).
Questa politica delle GDO incide anche sull’occupazione nazionale in quanto pone fuori mercato tutte quelle attività poco competitive sul fronte dei prezzi. Ne consegue una disoccupazione crescente e di converso per poter far mangiare le trote a tutti occorre accedere a quei mercati emergenti ancora più distanti.
Se continua questo fenomeno si arriverà ben presto a dei prezzi negativi in quanto le esternalità negative (ovvero gli effetti sull’ambiente e la salute delle persone) saranno maggiori del prezzo di acquisto del bene. Come consumatori dobbiamo pretendere che il cartellino del prodotto indichi in maniera trasparente il cosiddetto “true price” ovvero il prezzo reale comprensivo del costo “ecologico” di tale prodotto.
Siena 5 febbraio 2014