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di Mirella Di Lonardo Responsabile Professioni di Valore Lavoro
Il “non voto” si aggirava inquietante nel corridoio della scuola elementare, fra i banchi accatastati nel corridoio dipinto di bianco e verde mela, con i cartelloni colorati della “GN” della “GH” della “SC”, sfiorando cupamente l’attesa degli scrutatori, del Presidente di seggio, e la mia curiosità di rappresentante di lista.
Certo la giornata non è da mare, quel mare di craxiana memoria, e il grigio della giornata invita al sonno, tuttavia le ore scorrono lente, come solo Ponchielli potrebbe descrivere.
Dalle 7 alle 8 un solo elettorale, un pugno di coraggiosi fino alle 10, degli impavidi fino alle 12 quando l’affluenza sale al 12%, poi a piccoli gruppo fino alla chiusura delle 23 quando l’affluenza tocca poco più del 38%.
E ora lo spoglio. Dei 706 aventi diritto si sono presentati in 270, le schede annullate e bianche sono 23: qualche insulto, qualche proposta per viaggi esotici, strani miscuglio tra preferenze e presidente, molta confusione sulle modalità di voto, tanto da costringere il Presidente a ricorrere spesso al Manuale fornito dal Ministero.
Alla due di notte si chiude e si va a casa nella consapevolezza che in questa giornata si è consumata una morte annunciata, quella della democrazia elettiva e del senso civico del diritto/dovere al voto.
Il Pd ha perso 322 mila voti rispetto a quattro anni fa, la percentuale dei votanti, sempre nel giro di quattro anni, è diminuita del 30%: 62 elettori su cento sono rimasti a casa. Si intuiva che non sarebbe stata una gran giornata ma certo non ci aspettavamo percentuali al voto più basse della Calabria.
La protesta contro mal governo, politici corrotti, candidati ritenuti impresentabili, tiene a casa quella maggioranza del “tanto sono tutti uguali”, una massa indistinta di ladri; non serve, quindi, un Pagnoncelli per capire le motivazioni e non ci vuole il Gran Giurì per individuare il colpevole.
E’ stato Matteo. Matteo chi? Renzi o Salvini? Poco cambia: come direbbe il primo “Sono due facce della stessa medaglia”, come risponderebbe l’altro “L’importante è fare il gol” .
In ultima analisi non c’è una grande distanza fra i corridoi vuoti della scuola elementare aperta per i seggi e i talk show politici in televisione in cui tutti urlano: entrambi assordano e rattristano. E tutti mirano al Partito dell’Uomo Solo al Comando, quello del “veni, vidi, vici”.
Mancano ai politici, da qualsiasi lato li si guardi, competenza e capacità, etica e morale, buon senso e logica. Il partito serio e ben organizzato deve valutare le opportune candidature, censurando senza appello le ambiguità.
Basta con tweet e con primarie natalizie, piuttosto che ferragostane (o quasi). Basta con il giovanilismo a tutti i costi, non fa bene a nessuno, nemmeno agli stessi giovani che finiscono per essere bruciati come certi enfant prodige; insomma, non ci serve Shirley Temple ma Ginger Rogers per condurre le danze in questi tempi!
Inquieta il collega rappresentante di lista per FI che mi confessa sorridendo di avere votato per Renzi alle primarie del 2013 e che “hanno fatto più danno ai comunisti i suoi 2 Euro di tutti i discorsi del Cavaliere”. Come dargli torto?!
Mirella Di Lonardo
Bologna, 27 novembre 2014