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PD Bologna. L’elezione del nuovo segretario è una grande opportunità, non lasciamocela sfuggire.

pd

 

 

 

L’elezione del nuovo segretario del partito democratico è un momento importante per cercare di costruire il fronte contro l’antipolitica, incoraggiare l’esercito dei militanti, sempre più in rotta e scoraggiato e cercare di ripartire da dove ci si è fermati per ricostruire.

Saremo in grado di rispondere a queste esigenze ed interpretare un ruolo così importante nella microstoria della nostra comunità?

Non lo so, lo spero.

La storia della sinistra bolognese è fatta di un partito che dal ‘48 ha, per più di 40 anni, interpretato speranze e prodotto buona amministrazione, coraggio e concretezza; ovviamente oltre a questo ci sono stati grandi errori, ma quelli fanno parte di ogni vicenda umana e si debbono raccontare senza nasconderli ma dandogli sempre il peso che meritano.

Ora da lì si dovrebbe ripartire. Non da quelle idealità seppellite dalla storia, ma da quella attitudine. Per segretario si dovrebbe prendere una persona dal forte senso pratico e dall’idealità ancora più forte, magari uno dei tanti amministratori capaci che ancora costellano le nostre zone, dargli il compito titanico di riportare il partito al centro del dibattito pubblico e trasformarlo nel motore della crescita culturale e politica della società.

L’aspetto organizzativo è essenziale. Il compito che gli deve dare è arduo, quasi impossibile. Combattere contro l’antipolitica, convincere le persone a fare un aperitivo in meno ed una riunione in più (tutti noi preferiamo l’aperitivo, quindi non è cosa semplice), a sostituire una grida manzoniana su facebook con una cazziata del proprio segretario (a volte inutile, ma sicuramente con un grado di utilità superiore alla prima) insomma, riportare la democrazia in un popolo che ce l’aveva quasi li, a portata di mano e poi l’ha persa.

Il partito è già una scatola vuota. Lo sappiamo tutti. Noi militanti siamo una piccola minoranza anche in Emilia Romagna. I rapporti di forza si possono creare da dinamiche che nulla centrano con quelle politiche. Ma non è un destino segnato, ricordiamocelo tutti.

Quindi che fare? Be’, dal mio modesto punto di vista, puntare su due persone (degnissime, per bene, intelligenti e pure simpatiche) formatesi nella sinistra universitaria al di fuori di molte delle dinamiche sociali del territorio secondo me sarebbe un passo falso e i passi falsi, com’è per altro senso comune pensare, è un peccato veniale in un bel prato di pianura ma può essere una mossa fatale nello sdrucciolevole sentiero di montagna sul quale stiamo camminando.

Rifletterci e ripensarci tutti non sarebbe male.

8 febbraio 2015

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