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con i Decreti del Jobs Act entro il mese di giugno …
Se si ascolta uno degli indefinibili, inguardabili programmi TV di attualità (io lavoro al pc con il cicaleccio in sottofondo), si capisce che abbiamo mandato al Governo degli indefiniti, inguardabili, confusi personaggi, insomma degli ignoranti presuntuosi, che confondono Leggi Delega con Leggi di Stabilità e con Riforme del Lavoro, leggi che essi stessi hanno approvato con alzata di mano in Parlamento.
È così in tutte le trasmissioni, in una sorta di par conditio del pressapochismo e dell’ignoranza, con i decibel oltre la soglia accettabile.
I politicanti ignorano che le agevolazioni contributive sono inserite nella Legge di Stabilità 2015 e che il Jobs Act non è una legge ma un coacervo di Decreti attuativi, derivati direttamente dalla Legge Delega 183 del 10 dicembre 2014 che così recita “Deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro”.
È opportuno ricordare a costoro (e ai giornalisti che li intervistano) che è l’art. 76 della Costituzione Italiana a delegare il Governo a legiferare su alcune materie, prescrivendo come elementi necessari i principi e i criteri direttivi, il tempo limitato della validità della delega e gli oggetti definiti: si tratta di una legge ordinaria, approvata dal Parlamento con il normale iter procedurale, e i gli atti aventi forza di legge, emanati dal governo in base alla citata legge di delega, sono i Decreti Legislativi da emanarsi, in questo caso, entro sei mesi dall’approvazione della Legge Delega.
Sulla carta i decreti avrebbero dovuto essere cinque: dei cinque hanno visto la luce, al momento, solo due provvedimenti, ovvero il DM 22 e il DM 23, relativi rispettivamente alla Naspi (la nuova disoccupazione) e alle Tutele Crescenti.
E il resto del Jobs Act, il nuovo Lavoro?
Deve essere con Godot da qualche parte, probabilmente su uno di quei treni locali che utilizzano i nostri pendolari; partito, benché non si sappia se e quando giungerà a destinazione e se, quando arriverà, sarà proprio quello che stavamo aspettando.
Il rischio è reale, un po’ come quando si ordinano scarpe e abiti on line: ti arrivano oltre i sette giorni promessi, le taglie, nonostante le misure regolarmente confrontate sulla tabella, non sono quelle in cui riesci ad entrare ed il colore non è quello brillante che occhieggiava dal sito. E il reso? Difficile, complicato, quasi impossibile.
In merito ai Decreti l’attesa più partecipata è quella relativa al “Riordino delle Tipologie Contrattuali”, decreto che dovrebbe riordinare e omologare sotto il tetto del lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti tutta quella platea di lavori anomali, lavori a progetto, associati in partecipazione, partite iva monocommittenti. E il reso? Anche qui difficile, quasi impraticabile, nonostante i due decreti emanati possano essere oggetto di analisi da parte della Corte Costituzionale per eccesso di delega, in quanto il Governo è andato oltre alle disposizioni contenute nella Legge 183.
E intanto, un po’ alla volta, un articolo al giorno, sui quotidiani economici si leggono anticipazioni su ciò che potranno essere le ulteriori tanto attese riforme con il vigile controllo della Ragioneria dello Stato che ha già segnalato la mancanza dei fondi per coprire l’agevolazione contributiva … e allora? Sarà necessario aumentare il carico contributivo delle aziende ….
Godot dovrebbe affrettarsi.