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Riproduciamo il testo del rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia regionale pubblicata nel giugno 2015.
Abstract
Nel 2014 si è interrotta la fase recessiva che ha caratterizzato il biennio precedente: in base alle stime di Prometeia, il PIL regionale è stato pressoché stazionario. Le esportazioni sono cresciute in misura consistente, in concomitanza con l’espansione del commercio mondiale; la spesa per investimenti ha segnato un nuovo calo. Per il 2015 le attese di una domanda in ripresa si estendono anche alla componente degli investimenti.
Il ciclo dell’industria ha mostrato segnali di ripresa sebbene con aumenti del fatturato e dell’utilizzo degli impianti disomogenei fra settori e classi dimensionali. Andamenti migliori della media sono stati registrati prevalentemente dalle imprese di maggiori dimensioni, più orientate all’export e attive nella meccanica e nell’automotive. Permane la crisi nell’edilizia; il calo dei prezzi e i bassi tassi di interesse hanno stimolato le compravendite, contribuendo a un modesto riassorbimento dell’eccesso di offerta. Il comparto dei servizi si è confrontato con una domanda debole soprattutto nel commercio al dettaglio; la spesa per beni durevoli è invece tornata a crescere, seppure in misura contenuta. Le presenze turistiche hanno segnato una diminuzione. I movimenti di merci hanno invece registrato un aumento.
L’occupazione è aumentata nell’industria e in misura minore nei servizi; ha continuato a diminuire nelle costruzioni. Il tasso di disoccupazione è rimasto prossimo a quello del 2013 e le ore di Cassa integrazione guadagni si sono ridotte.
È proseguita la diminuzione dei prestiti alle imprese, sebbene su ritmi più contenuti rispetto al 2013, grazie ai modesti miglioramenti nella domanda di finanziamenti e nelle condizioni di accesso al credito. Gli andamenti sono stati differenziati in base al profilo di rischio dei prenditori e ai settori di attività economica. Per le imprese con una situazione economica più solida il credito è aumentato, a fronte di una riduzione marcata per quelle più rischiose. La flessione si è attenuata per le imprese manifatturiere e dei servizi, riflettendo una ripresa dei nuovi finanziamenti che rimangono tuttavia su livelli contenuti. Per il settore delle costruzioni, al contrario, il calo si è accentuato. Per le famiglie consumatrici la diminuzione dei prestiti si è pressoché arrestata, anche grazie all’incremento delle nuove erogazioni per l’acquisto di abitazioni. I tassi di interesse sono diminuiti, soprattutto nella componente a medio-lungo termine, beneficiando delle politiche espansive della BCE.
La qualità del credito alle imprese è rimasta molto bassa ma con differenze tra settori: è ulteriormente aumentata la rischiosità dei prestiti alle costruzioni, attestatasi sui massimi storici a fronte di un leggero miglioramento negli altri comparti produttivi. Per le famiglie consumatrici sono aumentate le nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, pur rimanendo su livelli contenuti. Nel complesso, l’incidenza delle partite deteriorate in rapporto ai prestiti ha continuato ad aumentare, condizionata dalla prolungata recessione e dalla diminuzione dei volumi di credito, in atto dall’inizio del 2012.
Fra il 2007 e il 2013 la crisi ha avuto ripercussioni rilevanti sull’economia regionale, con un calo del valore aggiunto di oltre il 7 per cento. Nell’industria manifatturiera la flessione è stata del 14 per cento. In tale comparto sono uscite dal mercato le imprese che presentavano verosimilmente minori prospettive di crescita. Tra le sopravvissute si è avuta una polarizzazione dei risultati aziendali; poco più di una su dieci ha attraversato la crisi registrando una significativa crescita del fatturato e un miglioramento della redditività.
Negli anni della crisi i redditi delle famiglie si sono ridotti in misura consistente, pur restando su livelli più elevati di quelli medi del Nord Est e dell’Italia. La flessione è stata più intensa per i redditi da lavoro e per le famiglie con un numero elevato di componenti o con abitazione principale in affitto. La riduzione dei trasferimenti, composti principalmente da pensioni, è risultata più contenuta. Ne è derivata una flessione dei consumi e una ricomposizione della spesa a favore delle componenti non comprimibili, legate alla gestione dell’abitazione e ai consumi alimentari.
Il calo dei prestiti alle imprese durante la crisi si è accompagnato a una minore mobilità della clientela fra le banche, che tuttavia si è mantenuta al di sopra della media nazionale. Nell’ultimo triennio le imprese che hanno riallocato il proprio credito verso altre banche hanno ottenuto condizioni di costo meno favorevoli, segnalando che tali imprese sono state verosimilmente spinte da motivi connessi con la disponibilità di credito.
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