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di Amina Crisma
Nella mostra fotografica al Centro Costa di Bologna, un originale accostamento fra i due Paesi attraverso immagini di architetture, di paesaggi, di vita quotidiana ci propone una rinnovata riflessione sulla complessità dei loro reciproci rapporti.
E’ una prospettiva originale quella che ci propone Livia Tassinari, viaggiatrice e fotografa per passione, nella mostra intitolata “Orienti” al Centro Costa di Bologna (Via Azzo Gardino 48, aperta fino al 3 luglio, dalle 18 alle 22).
Livia dichiara di essere sempre stata affascinata dagli Orienti. Negli anni recenti, due viaggi in Giappone e in Cina le hanno offerto l’occasione di un’esplorazione che così descrive:
“In Giappone ho toccato diverse città del centro-sud, in Cina ho gravitato soprattutto attorno alla zona di Shanghai. Durante il secondo viaggio non ho fatto altro che paragonare le due società, gli usi, i costumi, i cibi, i volti…
Una volta rientrata a casa, mi sono chiesta: perché non utilizzare le foto scattate durante queste “avventure”?
Quello che vorrei trasmettere al pubblico occidentale, che tende a generalizzare con un “ma sì, cinesi e giapponesi sono tutti uguali” è che non è proprio così. Di qui anche il titolo dell’esposizione “Orienti”, la bivalenza dei dittici che si collega alla bivalenza del titolo.”
E’ questa prospettiva di comparazione, lontana dai luoghi comuni, a ispirare il reportage documentato dalla mostra. Vi sono presenti immagini diverse – personaggi e scene di vita quotidiana, skylines di metropoli, architetture, interni, paesaggi, fiori – dal cui accostamento emerge la complessità di un rapporto fatto di analogie e differenze, di prossimità e distanza. Se da una parte innumerevoli aspetti attestano la profondità di comuni radici culturali, dall’altra si può constatare un ampio ventaglio di differenze – di atteggiamenti, di comportamenti, di propensioni.
E ancora, se i paesaggi metropolitani nelle loro analogie ci mostrano la dimensione globale di un mondo che pulsa ormai tutto a uno stesso ritmo, d’altro canto le piccole bancarelle dei vicoli ci ricordano l’irriducibilità di una dimensione locale, tenace e indistruttibile espressione di un’umanità minuta. Come in Blade Runner, l’indimenticabile film di Ridley Scott, in questi paesaggi dell’Asia sullo sfondo dei grandiosi scenari dei grattacieli continua a stagliarsi la figurina minuscola del venditore ambulante: quasi a rammentarci la fisicità – piccola e fragile – della nostra comune umanità.