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di Maria C. Fogliaro
Ritornare a discutere del concetto di «Benessere equo e sostenibile» – cioè di quell’idea secondo la quale la crescita di una società non si misura soltanto prendendo in considerazione la dimensione economica della produzione (l’andamento del prodotto interno lordo), ma tenendo presente altri fondamentali indicatori, come la dimensione ambientale e quella sociale – è la proposta avanzata da Pierluigi Stefanini (Presidente Unipol Gruppo Finanziario), in occasione della presentazione del bilancio di sostenibilità del Gruppo Unipol per il 2014. L’incontro è avvenuto a Bologna il 7 luglio scorso, nell’ambito di una tavola rotonda dal titolo «Responsabilità sociale tra pubblico e privato», introdotta da Vincenzo Colla (Presidente Consiglio Regionale Unipol Regione Emilia-Romagna) e coordinata da Luca Lambertini (Professore presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna), e alla quale hanno partecipato, inoltre, Stefano Bonaccini (Presidente Regione Emilia-Romagna), Giuseppina Gualtieri (Presidente Tper, Trasporto passeggeri Emilia-Romagna), Virginio Merola (Sindaco di Bologna), Adriano Turrini (Presidente Coop Adriatica e Presidente Impronta Etica), Alberto Vacchi (Presidente Unindustria Bologna).
Stefanini ha tirato le fila di una discussione che era iniziata con la presentazione – a cura di Marisa Parmigiani (Responsabile sostenibilità Unipol) – dei risultati, sia economici sia sociali, raggiunti da Unipol nel 2014. Con più di undicimila dipendenti – di cui il 50% donne e fra queste il 23% in posizioni di responsabilità –, con diciassette milioni circa di clienti e con una rete di vendita diffusa in modo capillare su tutto il territorio nazionale, il Gruppo Unipol è oggi un driver strategico di primaria importanza per il Paese. I dati portati all’attenzione hanno documentato come il Gruppo sia stato in grado di coniugare, nel 2014, l’esigenza di conseguire ottimi risultati economici con obiettivi di elevato valore sociale e di tutela ambientale, cosa che evidenzia l’alto grado di coerenza tra indirizzo etico, scelte strategiche, attività e risultati conseguiti.
I numeri mostrano, innanzitutto, un forte impegno in direzione della crescita personale e professionale dei propri collaboratori, con un investimento di oltre due milioni di euro per la formazione. Seguono le iniziative a tutela dell’ambiente e di sensibilizzazione su tematiche quali il cambiamento climatico, il risparmio energetico, la raccolta differenziata, la riduzione dell’inquinamento. In quest’ambito è da segnalare la collaborazione con Legambiente, nell’ambito del progetto «Bellezza Italia – Tuteliamo insieme le meraviglie del Paese», il cui primo intervento è stato la riqualificazione dell’area archeologica di Paestum. Poi c’è l’azione nei confronti delle comunità dove Unipol opera, che si è tradotta – con un investimento nel 2014 di 10,2 milioni di euro, del quale hanno beneficiato oltre cinquantaseimila persone – nella realizzazione di progetti socioculturali e nel sostegno a iniziative volte ad accrescere e a preservare il patrimonio artistico, storico e culturale in diverse aree del Paese. Tra i principali progetti portati avanti in questi ambiti si segnala il sostegno alla Cineteca di Bologna e ad alcuni tra i principali teatri italiani, e le sponsorizzazioni di mostre ed eventi musicali in tutta Italia. Il valore del ruolo svolto dal Gruppo nella società civile è testimoniato anche dalla collaborazione con «Libera», che vede Unipol impegnata a sostenere economicamente le cooperative che operano sui beni confiscati alla criminalità organizzata e a fornire contributi allo sviluppo culturale, sociale ed economico dei luoghi caratterizzati da una forte presenza mafiosa.
L’importanza della collaborazione fra imprese, organizzazioni dei lavoratori e istituzioni pubbliche è stato il comune denominatore di tutti gli interventi. «Vi è oggi più di ieri – ha affermato Stefanini – una compresenza di fenomeni, di effetti, di comportamenti, di aspettative che presentano una notevole complessità e contraddittorietà, che è difficile da governare» e per questo sono necessarie «istituzioni capaci di orientare, stimolare strategicamente le imprese, per favorirne le condizioni di crescita e di sviluppo». Invitando a un ragionamento profondo sul modello di business e sul tipo di risposte da mettere in campo per affrontare le sfide future, il Presidente di Unipol ha affermato il valore delle imprese «come luogo sociale, aperto, inclusivo, dialogante» e ha sostenuto l’importanza di un confronto futuro con l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, richiamando l’attenzione sui seguenti passaggi: «La politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente per quanto riguarda la povertà e il degrado ambientale. (…) trovino forme di interazione orientate al bene comune. (…) “l’unità è superiore al conflitto”». In tale visione il sistema cooperativo si configura come una specifica modalità di impresa capace di far sviluppare i dati della produttività insieme alla crescita del capitale sociale.
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