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di Maria C. Fogliaro
La Sinistra che si è costituita a Roma, al Teatro Quirino, – come gruppo parlamentare, privo al momento di riferimento partitico – sorge in opposizione alla direzione impressa agli assetti istituzionali, sociali e culturali del nostro Paese dall’azione riformatrice e dall’operazione di rifacimento ideologico poste in essere dall’attuale governo.
Come è emerso dai numerosi interventi che si sono succeduti nel corso dell’assemblea pubblica, di molti dei quali non si potrà qui rendere conto –, «Sinistra Italiana» (questo il nome del nuovo soggetto politico) si pone in una posizione di rottura rispetto al Partito democratico (Pd), del quale rifiuta il riposizionamento centrista. In particolare, dell’attuale fase politica, tutta determinata dall’azione diretta del Primo ministro – chiaramente subalterna agli imperativi ordoliberisti di matrice europea –, il nuovo gruppo parlamentare contesta l’alterazione degli equilibri e delle regole costituzionali a favore di un’interpretazione verticista e populista della democrazia; l’idea dello Stato come mero regolatore delle dinamiche economiche; la visione personalistica e cesaristica della politica, tendente a inibire la dialettica democratica; gli alti costi economici e sociali delle riforme approvate nel segno dell’austerity; l’attacco al mondo del lavoro e allo Stato sociale, e l’indebolimento dei sindacati; l’imposizione a universi un tempo retti da altre logiche delle leggi della concorrenza e del mercato (come la sanità, l’istruzione e la cultura).
Formata principalmente da parlamentari fuoriusciti dal Pd e da quelli eletti fra le fila di Sel (Sinistra ecologia libertà), «Sinistra Italiana» vuole essere – ha dichiarato Stefano Fassina (deputato, ex Pd e viceministro dell’Economia nel governo Letta) – «una scelta strategica per segnare una tappa fondamentale e fondativa di un progetto politico», orientato a declinare «in linea con le migliori culture costituzionali della nostra storia, l’interesse di parte in una visione generale».
Molto di quello che è stato proposto durante l’incontro pubblico – come il richiamo al keynesismo e all’urgenza di un riequilibrio distributivo della ricchezza, l’esigenza di un europeismo rinnovato e attento alle ragioni del lavoro, l’appello per una nuova centralità del Parlamento, l’attenzione al pluralismo culturale e politico del Paese, l’enfasi sulla partecipazione politica, la necessità di un nuovo civismo democratico, il patto per il lavoro e l’impegno per il Sud – trae origine ed energia da un’idea precisa di politica: una politica repubblicana, fermamente ancorata alla Costituzione, orientata – secondo una prospettiva chiaramente di sinistra, ben piantata nella società, e mai estremista o settaria –, contraria a ogni forma di populismo, animata da un progetto di new New Deal, che faccia i conti con le attuali grandi trasformazioni del capitalismo finanziario, con la desertificazione e la spoliticizzazione della società, e con la crisi globale che ha violentemente colpito – soprattutto in termini di occupazione – il nostro Paese. È partendo da un «nuovo umanesimo sociale» che – secondo Arturo Scotto (deputato, ex Sel) – bisogna innescare «un’azione per riequilibrare una società divisa», che sia in grado di «dare al Paese riforme per “i molti” e non per “i pochi”», in modo da contrastare « le avventure populiste» che «penalizzano sempre i più fragili e i più deboli».
«I gruppi parlamentari – ha dichiarato Alfredo D’Attorre (deputato, ex Pd) – saranno al servizio di questo cammino di costruzione della Sinistra», nella direzione di un nuovo soggetto partitico che diventi il punto di riferimento «di quella parte larga della società italiana che non si vuole rassegnare all’idea che l’Italia diventi l’unico Paese europeo in cui la Sinistra viene cancellata». Un progetto politico che egli immagina «al servizio di tutto il Paese».
Contro un’idea di politica che privilegia e rafforza il pathos, che non offre una narrazione collettiva di senso alternativa a quella mainstream – che permetta di pensare che quel che è può sempre essere trasformato –, e per sconfiggere l’astensionismo e il populismo oggi ampiamente maggioritari nel nostro Paese è necessaria – secondo Carlo Galli (filosofo politico e deputato, ex Pd) – una politica che sappia dire «SI» (come la sigla del gruppo), nel senso di accettare di «vedere, nominare e possibilmente superare le contraddizioni di questa società, e di questo impianto politico ed economico», e che sia in grado di dare risposta alla significativa domanda di rappresentanza nettamente percepibile a sinistra del Pd.
Che ci siano ampi settori della società da riconquistare alla politica e che a sinistra del Partito democratico lo spazio politico sia oggi ampiamente scoperto è un dato indiscutibile, come, tra le altre cose, conferma l’alto tasso di astensione dalle urne, riflesso sia del disinteresse (abilmente suscitato) di una parte dei cittadini nei confronti della politica, sia degli effetti dei processi di esclusione sociale o di inclusione subalterna che l’adesione generalizzata del mondo politico ai canoni del capitalismo neoliberale ha provocato.
Abitano nella società ancora dei bisogni, materiali e simbolici, che necessitano di canali adeguati d’espressione. L’assemblea al Quirino è stata molto partecipata: la sala del teatro era ai limiti della capienza e un’altra assemblea si è formata spontaneamente fuori dall’edificio per consentire a chi non era riuscito a entrare di poter partecipare. Tanti, poi, sono stati i messaggi arrivati, nel corso dell’incontro, sia dal mondo politico – come quello del Presidente della Camera, Laura Boldrini, dell’ex segretario della CGIL, Sergio Cofferati, e di Nichi Vendola, presidente di Sel –, sia da quello intellettuale, che – con Remo Bodei, Laura Bazzicalupo, Mauro Barberis, Roberto Escobar, Marcello Montanari, Geminello Preterossi, Michele Prospero, Giorgio Tassinari, Nadia Urbinati e tanti altri – ha appoggiato con un proprio documento il nascente progetto politico.
Esiste oggi la possibilità di avere in Italia una Sinistra che – partendo da una critica radicale al discorso dominante e ai meccanismi concreti della globalizzazione – sappia immaginare di poter rompere il tempo del neoliberismo e della sua colonizzazione dell’uomo. Non sarà facile, ma l’auspicio è che questo disegno possa avere riflessi positivi sull’intero sistema politico italiano e anche europeo, e che «Sinistra Italiana» possa guadagnare la credibilità che le permetta di diventare “la” Sinistra italiana.
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