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Per un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori

di Maria C. Fogliaro

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La «Carta universale dei diritti del lavoro», presentata dalla CGIL nel gennaio del 2016, è stata al centro − il 26 maggio − della tavola rotonda inaugurale della quarta edizione di «Idee al lavoro», la manifestazione organizzata dalla Camera del Lavoro di Bologna.

L’incontro − moderato da Enrico Miele (giornalista), alla presenza di Maurizio Lunghi (segretario CGIL Bologna) − è stato l’occasione di un ampio confronto fra noti esponenti dell’associazionismo felsineo e il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, sui problemi del lavoro oggi, che ha inevitabilmente finito per toccare anche il tema, strettamente correlato, delle riforme costituzionali.

Su questo legame intrinseco fra lavoro e Costituzione hanno posto l’accento, in particolare, Stefano Brugnara (presidente ARCI Bologna), per il quale anche davanti all’erosione costante dei diritti dei lavoratori «una grande organizzazione popolare di massa (qual è l’ARCI, ndr) non può non impegnarsi a fondo perché innanzitutto la Costituzione venga applicata», e Franco Ruvoli (ANPI provinciale Bologna), che ha affermato che «la vera riforma sarebbe stata quella di applicare veramente e in pieno la Costituzione» e si è dichiarato favorevole alla proposta della CGIL «che va a sanare una situazione che si è via via degradata».

Entrando nel merito della condizione attuale delle persone sul posto di lavoro, della precarietà diffusa, dei diritti spesso negati e progressivamente indeboliti, Matteo Boniciolli (allenatore Fortitudo), da «uomo di sinistra profonda ma non estrema», si è detto spiazzato nel vedere differenze di posizione tanto radicali anche all’interno di uno schieramento politico storicamente e culturalmente orientato alla difesa dei diritti dei lavoratori. E di fronte a una situazione di diritti negati o riconosciuti in maniera «anomala», per Claudio Carboni (sassofonista), del direttivo nazionale dell’associazione di promozione sociale «Note legali», «una Carta dei diritti che tutela anche quelli come noi non può che essere la benvenuta».

A fronte della precarietà, della disuguaglianza e della frammentazione del lavoro oggi; della divisione e della contrapposizione dentro il mondo del lavoro; dell’esistenza del caporalato; della smaterializzazione del lavoro conseguente alla rivoluzione digitale; della disoccupazione che resta a livelli allarmanti; e di una legge in tema di diritto del lavoro (il jobs act) che non ha portato a migliori condizioni lavorative (i contratti a tempo indeterminato, ma senza tutele, sono infatti frutto di incentivi e decontribuzione) e che ha «prodotto un mostro che si chiama voucher, che ha sommerso alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro che prima erano posti di lavoro visibili, regolari e trasparenti», la CGIL − afferma Susanna Camusso − sente la necessità di farsi promotrice di «un’altra agenda» realmente alternativa, che non si limiti alla critica, alla correzione o alla abrogazione della legge voluta dal governo, ma che riporti al centro i diritti, la dignità, la solidarietà e l’unità del mondo del lavoro.

Obiettivi − questi − che hanno trovato piena condivisione e massimo sostegno in tutti gli ospiti intervenuti nel corso della serata, per i quali di una Carta dei diritti oggi c’è primariamente bisogno per migliorare le condizioni e le tutele, e per rispondere alle rivendicazioni di tutti i lavoratori. Ma anche in vista di un mutamento che deve essere innanzitutto culturale, poiché il tema del lavoro investe le questioni fondamentali della solidarietà fra lavoratori, della rappresentanza e, più in generale, della democrazia nel nostro Paese.

Non c’è, infatti, un destino ineluttabile − ha detto Camusso − per cui, dopo tanti anni di austerità, la condizione dei lavoratori di oggi debba essere «peggiore di quella dei loro genitori, anche a partire dal fatto che, se siamo i loro genitori, abbiamo la responsabilità di dare loro un futuro che non sia peggiore di quello che a suo tempo fu il nostro». È necessario, secondo il segretario generale della CGIL, farsi portatori di un’idea di società alternativa a quella neoliberista − oggi imperante anche in parte della sinistra −, che superi il conflitto, sapientemente costruito, fra i lavoratori (come quello fra giovani e anziani, fra lavoratori e pensionati) a favore della solidarietà, e abbia fra le sue finalità la ricostruzione di un nuovo orizzonte dei diritti valido per tutti, e il contrasto reale alle disuguaglianze. Non tanto uno spostamento del sindacato verso la proposta politica, quanto un’offerta di idee e di sollecitazioni alla politica; a questa, ora, la responsabilità di interloquire.

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