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di Maria C. Fogliaro
Anche in una regione come l’Emilia-Romagna − patria di quel sistema politico-economico-amministrativo che ha avuto nel decentramento produttivo e nell’integrazione sociale i propri punti di forza − la qualità della vita economica e civile, e i tradizionali legami di solidarietà stanno subendo i contraccolpi della grande recessione e dell’insicurezza che questa ha generato. A fronte del solco profondo che il vertiginoso aumento delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e della ricchezza sta scavando nella società, è quindi, oggi, cruciale creare reti di supporto in grado di mitigare gli effetti negativi della crisi sulle fasce più vulnerabili, ma anche di rivitalizzare quei rapporti di collaborazione fondati sulla fiducia reciproca che sono stati, e si spera possano continuare a essere, un tratto dominante del modello emiliano. Un segnale incoraggiante in questa direzione sta venendo dal mondo dell’associazionismo, che si sta rivelando uno strumento importante − anche se ovviamente non risolutivo − per riattivare quel sistema solidaristico e partecipativo che la grande crisi ha fortemente indebolito.
Con le sue attività volte all’inclusione, al sostegno e all’erogazione di servizi per i propri soci il CRAL (Circolo ricreativo aziendale lavoratori) Start Romagna costituisce un’esperienza associativa di grande importanza per il territorio nel quale opera. Nato come CRAL unico nel gennaio di quest’anno dalla fusione dei tre bacini di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, il Circolo − che aggrega lavoratori e pensionati con caratteristiche sociali, economiche e culturali tendenzialmente simili (portatori, quindi, di aspirazioni e richieste abbastanza omogenee) − cerca di «soddisfare l’insieme dei bisogni che emergono dal dialogo regolare con i soci» − afferma Andrea Bolognesi (presidente del CRAL) −.
Da questa attenzione e confronto costanti sono nate, ad esempio, «le iniziative progettate per coinvolgere i dipendenti con i figli, che si sono trasformate in momenti preziosi di socializzazione e collaborazione al nostro interno». L’importanza che la direzione del CRAL attribuisce all’intervento e alla partecipazione attiva di ogni singolo associato è testimoniata anche dalla creazione del giornalino del Circolo, la cui redazione − formata da Maurizio Gaddi, Massimo Carlini, Gabriele Gozzoli, e dallo stesso Bolognesi − è aperta a raccogliere contributi e suggerimenti da parte di chiunque desideri prestare la propria collaborazione in termini di impegno e di idee.
L’obiettivo di questo modo di operare, distante da qualsiasi impostazione gerarchica e «aperto ad ascoltare indicazioni e proposte provenienti dai nostri associati», − spiega ancora Bolognesi − è di creare un clima nel quale tutti si sentano coinvolti, a partire dal consiglio direttivo del CRAL, che viene «convocato regolarmente e nel quale tutti i rappresentanti sono chiamati a intervenire, a dire la loro, e infine a decidere».
Le iniziative finora messe in campo − come illustra Maurizio Gaddi (segretario del CRAL) − toccano sfere molto diverse. È stato avviato, ad esempio, un ampio programma di attività sportive che, insieme a un contributo per gli abbonamenti a diversi corsi ginnici, comprende: ciclismo, sci, subacquea, un campionato sociale di caccia e tiro, tornei di calcio e di beach tennis, e − per gli appassionati di motori − anche un Motogiro.
Alle proposte sportive si affiancano progetti ricreativi e culturali, come la biblioteca e la videoteca, viaggi a tariffe agevolate in tutta Italia, pranzi e cene sociali. Insomma, tutte attività che favoriscono la socializzazione, e che − insieme alle misure a sostegno del reddito dei lavoratori (come il bonus bebè, e i contributi per l’acquisto dei libri scolastici, per i corsi di ballo e di musica, o per il teatro) − mirano a migliorare il benessere dei soci.
Contribuire, come il CRAL cerca di fare, ad aiutare i lavoratori sotto il profilo economico e sociale, in un momento storico come il nostro, nel quale il lavoro va trasformandosi e a causa della crisi i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati si assottigliano sempre più, può servire per iniziare a pensare seriamente a una riorganizzazione complessiva della vita economica del Paese, in direzione di una maggiore solidarietà, di una partecipazione e di una integrazione vere, contro l’individualismo e l’esclusione oggi imperanti.