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Giovedì 4 maggio 2017 appuntamento al Cinema Teatro Galliera (via Matteotti 25-27, Bologna)
Alle ore 18.30 e alle 21.00 proiezione del documentario Paura non abbiamo (Italia, 2017, 70′) di Andrea Bacci, autore della sceneggiatura insieme agli storici Eloisa Betti e Mirco Dondi dell’Università di Bologna.
Seguirà un dibattito alla presenza degli Autori, con interventi di Alberto Monti (segretario FIOM Bologna), Roberto Guarinoni (segretario FILCTEM Bologna), Ivana Sandoni (SPI Bologna), Anna Salfi (Fondazione Argentina Bonetti Altobelli), Maurizio Lunghi (segretario generale CGIL Bologna).
Il film ha ricevuto il sostegno in Emilia-Romagna da CGIL, SPI, FILLEA, FIOM, FILCTEM, UDI, dalla Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, dal Master in Comunicazione Storica e dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, insieme a numerosi altri enti e istituzioni.
Dal 2 maggio il documentario uscirà anche nelle sale delle principali città della regione:
02 maggio MODENA – ore 21, Filmstudio 7B
02 maggio RAVENNA – ore 21, Cinema Astoria
08 maggio IMOLA – ore 21.15, Cinema Centrale
10 maggio FAENZA – ore 21.15, Cinema Sarti
16 maggio PARMA – ore 21, Cinema D’Azeglio
23 maggio RIMINI – ore 21, Cinema Settebello
25 maggio PIACENZA – ore 21, Cinema Multisala Corso
29 maggio FORLì – ore 21, Sala San Luigi
30 maggio FERRARA – ore 21, Cinema Boldini
30 maggio REGGIO EMILIA – ore 21, Cinema Cristallo
Paura non abbiamo (Italia, 2017, 70′) di Andrea Bacci. Bologna, 8 marzo 1955. Anna e Angela furono arrestate davanti alla fabbrica Ducati per aver distribuito la mimosa in occasione della Giornata Internazionale della Donna e condannate a un mese di reclusione da scontare nel carcere di San Giovanni in Monte, oggi sede del dipartimento di Storia dell’Università.
Sessant’anni dopo, San Giovanni in Monte è il luogo deputato a riportare alla luce le storie delle migliaia di persone che negli anni Cinquanta vennero ingiustamente licenziate dalle fabbriche a causa dell’affiliazione a organizzazioni politiche e sindacali della sinistra. Nel pieno della guerra fredda e della violenta repressione perpetrata dalla polizia nei confronti del movimento operaio durante scioperi e manifestazioni, persino un innocuo fiore come la mimosa veniva considerato un simbolo sovversivo, sinonimo della lotta per l’emancipazione femminile.