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Un sostegno psicologico per chi vive le difficoltà della mancanza di lavoro.
Siamo a Bologna e un gruppo di psicologi, coordinato dalla Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Anna Russo avvia nell’anno 2016 fino al 2017, un’esperienza pilota e volontaria, di “ricerca-azione”, mirata ad indagare attraverso colloqui psicologici di sostegno, i vissuti di persone disoccupate, precarie e inoccupate. I partecipanti sono stati quindi coinvolti nella realizzazione di questo progetto pilota chiamato PAD – Progetto Assistenza Disoccupati, in collaborazione con la Nidil Cgil e con la Facoltà di Antropologia dell’Università di Bologna.
La stato di disoccupazione è una condizione diffusa del nostro tempo, un fenomeno complesso che può essere vissuto dalla persona come una serie di microtraumi ripetuti che possono determinare una quantità di effetti a cascata, tali da incidere in maniera significativa sulla vita dei singoli. Gli effetti della disoccupazione possono infatti avere un’incidenza di tipo professionale, poiché si determina una progressiva riduzione delle conoscenze e delle competenze del lavoratore; di tipo personale, andando ad incidere sull’autostima e sulla motivazione; di tipo sociale, poiché vengono minati il senso d’identità e l’individuazione del proprio ruolo all’interno della società.
L’ideale che ha mosso questo progetto è stato quello di offrire un sostegno a singole persone che vivono il disagio della disoccupazione, per poter lavorare su un problema più ampio e complesso che ha un’importante ricaduta sociale.
I professionisti hanno riflettuto sull’opportunità di offrire un sostegno psicologico specifico e mirato alla particolare condizione vissuta dalle persone disoccupate. Si è cercato di individuare i punti in comune caratterizzanti gli stati di sofferenza dei partecipanti, al fine di poter ragionare nel tempo sull’elaborazione di interventi terapeutici pensati ad hoc per questa situazione specifica, con l’intenzione di aprire la via a un campo di ricerca poco battuto.
La modalità dell’intervento ha riguardato la possibilità di offrire ai beneficiari dei colloqui di sostegno psicologico in grado di riconoscere elementi protettivi individuali, familiari e sociali, importanti per far fronte al vissuto di disagio scatenato dallo stato di disoccupazione. Inoltre, l’originalità del percorso PAD, ha previsto una serie di incontri con lo psicologo del lavoro per un bilancio delle competenze che permette di mettere a punto un progetto professionale attraverso l’analisi delle caratteristiche personali, condotte con strumenti idonei come i test e le schede di autonalisi.
La realizzazione del progetto
La ricerca ha coinvolto 20 persone: 10 uomini e 10 donne, selezionati tra coloro che si sono rivolti alla struttura sindacale interessata, mostrando chiari segni di affaticamento psicologico dovuti a una prolungata mancanza di lavoro.
Le persone reclutate hanno dai 31 ai 60 anni, il 50% dei quali oltre i 50 anni. Si è rilevato inoltre che 7 su 10 non hanno figli, il 74% non è sposato e che la maggior parte di loro ha svolto un lavoro a tempo indeterminato prima della disoccupazione.
Ai partecipanti sono stati quindi offerti alcuni colloqui psicologici, al termine dei quali sono stati somministrati questionari utili alla rilevazione del grado di disagio psicologico e della capacità di resilienza.
Dall’analisi dei dati è stato rilevato che il 75% del campione esperisce sintomi psicofisici correlati a disturbi di ansia e dell’umore, mentre per quanto riguarda la resilienza, soltanto il 25% del campione sembra disporre spiccatamente di questa caratteristica.
Dalle risposte ai questionari emerge anche una stretta correlazione tra la percezione di un peggioramento del clima famigliare in concomitanza con lo stato di disoccupazione e l’insorgenza di disturbi psichiatrici minori.
Si è inoltre cercato di individuare i temi ricorrenti riportati dai soggetti coinvolti all’interno dei colloqui. Le persone in stato di disoccupazione tendono a percepirsi vulnerabili, isolate, stigmatizzate ed escluse. Le emozioni maggiormente espresse come tristezza, rabbia, vergogna, senso di colpa, bassa autostima, senso d’inadeguatezza, rendono probabile l’emergere di sintomi depressivi, di cui molto spesso il soggetto ignora il legame con la sua condizione di disoccupato.
La famiglia costituisce invece un elemento ambivalente: può diventare un aggravio del peso delle responsabilità personali, per cui spesso la crisi individuale causata dalla perdita del lavoro ricade sui componenti del nucleo famigliare e sulla coppia, oppure può rivelarsi un fattore protettivo e di sostegno.
In conclusione è possibile considerare questa esperienza pilota un’importante apripista per percorsi similari, orientati a prendersi cura dello stato di salute psicologico della persona disoccupata o precaria. La proposta è stata infatti molto apprezzata dai partecipanti, alcuni dei quali oltre a riprendere la motivazione e a trovare lavori o lavoretti, hanno anche colto l’occasione per iniziare una terapia psicologica a loro sostegno. Sebbene quello psicologico non sia da considerarsi come l’approccio privilegiato per affrontare la complessità delle problematiche connesse alla perdita del lavoro, il proposito è che invece possa diventare un valido strumento di sostegno per la persona che subisce la perdita del lavoro o sotto effetto del lavoro precario o sia inserita andando a sviluppare uno specifico campo di studi che abbia al centro gli effetti perturbanti della disoccupazione e del lavoro precario sulla personalità.
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