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BCE – RAPPORTO sul 2018

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Sebbene nel 2018 sia proseguita l’espansione dell’economia nell’area dell’euro, il suo ritmo ha perso slancio. La crescita si è ridotta dal 2,5% nel 2017 all’1,8% nel 2018, per effetto di una serie di circostanze sfavorevoli che si sono manifestate nel corso dell’anno. Un significativo indebolimento del commercio mondiale, associato a vari fattori specifici a livello di paese e settore, ha inciso sul settore esterno e in particolare sul comparto manifatturiero.

L’economia interna ha tuttavia mostrato una relativa capacità di tenuta, sorretta dalla perdurante ripresa dei mercati del lavoro. L’occupazione è aumentata di 10 milioni di unità dal minimo toccato a metà 2013 e il tasso di disoccupazione è diminuito al 7,8% in dicembre, il tasso più basso da ottobre 2008. Le dinamiche vigorose dei mercati del lavoro si sono tradotte in una crescita dei salari continua e generalizzata, che ha raggiunto il 2,2% nell’ultimo trimestre. L’aumento dell’occupazione e dei salari ha, a sua volta, contribuito a sostenere la spesa per consumi.

Rispetto all’anno precedente, l’inflazione complessiva ha registrato un incremento, collocandosi in media all’1,7% nel corso del 2018, riconducibile tuttavia in larga parte ai rincari dei beni energetici. Le misure dell’inflazione di fondo si sono mosse senza evidenziare una direzione chiara nel corso dell’anno. Tuttavia le prospettive per la domanda interna, i mercati del lavoro e la crescita salariale hanno sorretto la convinzione che l’inflazione avrebbe continuato a convergere verso il nostro obiettivo nel medio termine.

Di conseguenza, nel giugno 2018 il Consiglio direttivo ha anticipato che avrebbe ridotto il ritmo mensile degli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA) a 15 miliardi di euro a partire da settembre e, se i dati più recenti avessero confermato le sue prospettive di inflazione a medio termine, avrebbe concluso gli acquisti netti in dicembre. Al tempo stesso il Consiglio direttivo ha comunicato di attendersi che i tassi di interesse di riferimento della BCE si sarebbero mantenuti su livelli pari a quelli correnti almeno nell’orizzonte dell’estate 20191 e in ogni caso finché ciò sarebbe stato necessario per assicurare che l’evoluzione dell’inflazione restasse in linea con le aspettative di un profilo di aggiustamento durevole.

In dicembre il Consiglio direttivo ha riesaminato le prospettive economiche giungendo alla conclusione che la valutazione di giugno restava sostanzialmente valida. Su tali basi ha posto fine agli acquisti netti di attività nel quadro del PAA e ha confermato le indicazioni prospettiche rafforzate riguardo al profilo dei tassi di interesse. Contestualmente ha confermato la necessità di continuare a imprimere uno stimolo significativo di politica monetaria per sostenere l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo.

Questo stimolo sarebbe derivato dalle indicazioni prospettiche sui tassi di interesse di riferimento, corroborate dai reinvestimenti del capitale rimborsato sulle notevoli consistenze di titoli in scadenza nel quadro del PAA. Il Consiglio direttivo ha comunicato che tali reinvestimenti sarebbero proseguiti per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui sarebbero stati innalzati i tassi di interesse e in ogni caso finché necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Il Consiglio direttivo ha confermato anche di essere pronto, in ogni caso, ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continuasse ad avvicinarsi stabilmente al livello da noi perseguito.

Anche il protrarsi della ripresa interna e le azioni intraprese a livello micro e macroprudenziale hanno contribuito a sostenere la capacità di tenuta del settore finanziario nel 2018. Il coefficiente aggregato di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET1) degli enti creditizi significativi ha raggiunto il 14,2% alla fine del terzo trimestre del 2018. Le consistenze in essere di crediti deteriorati (non-performing loans, NPL) si sono ridotte di 94 miliardi di euro nei primi tre trimestri del 2018; l’incidenza aggregata degli NPL per gli enti significativi dell’area dell’euro è stata del 4,2%, in calo rispetto al 5,2% di un anno prima.

L’assunzione di rischi in parte dei mercati finanziari e immobiliari ha contribuito ad alimentare miti segnali di sopravvalutazione in alcune aree, con pronunciate differenze fra i paesi, mentre i rischi hanno continuato ad aumentare nel settore finanziario non bancario. In questo contesto, nei paesi dell’area dell’euro sono state adottate misure macroprudenziali per attenuare i rischi sistemici: nel 2018 la BCE ha valutato 103 notifiche di decisioni macroprudenziali assunte dalle autorità nazionali.

La BCE ha continuato a sostenere la riforma dei tassi di interesse di riferimento nell’area dell’euro, sviluppando un nuovo tasso di riferimento per il mercato monetario nel corso del 2018. La BCE ha pubblicato la metodologia di calcolo del tasso di interesse di riferimento su prestiti a breve termine denominati in euro (euro short-term rate, €STR) nel giugno 2018, sulla scorta dell’ampio supporto ricevuto nell’ambito di due consultazioni. L’€STR si basa su volumi medi giornalieri dell’ordine di 32 miliardi di euro negoziati da circa 32 banche. A settembre 2018 il gruppo di lavoro del settore privato sui tassi di interesse di riferimento applicabili a prestiti denominati in euro ne ha raccomandato l’adozione in sostituzione all’Eonia. L’€STR sarà disponibile a ottobre 2019, al termine di un ciclo di test interni approfonditi da parte dell’Eurosistema.

Nel 2018 è stato segnato un importante passo avanti anche nel settore dei pagamenti in euro. In novembre l’Eurosistema ha avviato il servizio TIPS (Target Instant Payment Settlement), che offre la possibilità di effettuare pagamenti istantanei 24 ore su 24 in meno di dieci secondi.

Dall’indagine Eurobarometro di dicembre emerge che nel 2018 il sostegno dell’opinione pubblica nei confronti dell’euro è aumentato al 75%. La BCE ha continuato ad adoperarsi per creare una connessione con i cittadini dell’area dell’euro, per rafforzare la trasparenza e farsi carico più efficacemente della responsabilità di dar conto del proprio operato attraverso le relazioni con il Parlamento europeo, ma anche ampliando il dialogo con i giovani tramite le iniziative “Youth Dialogue” e promuovendo l’utilizzo del sito Internet, dei social media e del Centro visitatori della BCE.

Guardando al prossimo anno, resta essenziale un considerevole stimolo di politica monetaria per assicurare che continuino ad accumularsi pressioni interne sui prezzi nel medio periodo. In vista di perduranti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti occorrerà proseguire con pazienza, prudenza e costanza nella conduzione della politica monetaria per l’area dell’euro.

1 Nel marzo 2019 il Consiglio direttivo ha comunicato di attendersi ora che i tassi di interesse di riferimento restino su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.

 

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