Amina Crisma: Ricordo di Marina Montella
A due anni dalla morte di Marina ripubblichiamo un suo ricordo apparso su inchiestaonline il 12 agosto 2017.
Marina Montella, amica e collaboratrice di Inchiesta, palermitana di nascita – che alla sua Palermo era rimasta profondamente legata anche quando era vissuta in altri luoghi, da Bologna a Venezia all’Asmara, da Bogotà a Madrid – è morta l’ 11 agosto 2017, nella sua casa di Zelarino (Venezia), dopo una lunga e tremenda malattia da lei affrontata con indicibile coraggio, continuando a irradiare fino alla fine – fino a quando le è rimasto un briciolo di forza – su quanti hanno avuto il privilegio di conoscerla il suo tenace amore per la vita, la sua profonda e inesausta passione intellettuale, la vastità delle sue letture, l’acutezza della sua riflessione, la sua laica e intensa spiritualità, la sua straordinaria generosità.
Oggi, 12 agosto, avrebbe compiuto sessantaquattro anni. Per tutta la sua esistenza, è stata sempre una presenza luminosa per tutti quelli che l’hanno incontrata: per gli amici più recenti e per quelli di una vita intera, conosciuti negli anni del liceo e dell’università, per gli studenti a cui si è dedicata come insegnante in Italia, in Colombia ,in Spagna, per gli orfani e i bambini di strada che ha curato in Eritrea. Lo è stata anche nei giorni estremi, in cui avvertiva con lucida consapevolezza – e con stupefacente, eroica serenità – l’avvicinarsi della fine.
Vittorio, Amina e tutta la redazione di Inchiesta mandano un abbraccio affettuoso a suo figlio Marcello, a sua sorella Teresa, a sua nipote Margherita, agli amici Wilma e Bruno, e si uniscono a tutti coloro che vogliono custodirne la memoria. La nostra rivista le dedicherà una rubrica in cui saranno raccolti i suoi contributi.
Ci piace ricordarla con due foto che la ritraggono a Stromboli, uno dei luoghi a lei più cari che amava condividere con gli amici, e dove ha trascorso giorni felici.
Ma ora non ci vengono parole adatte per salutarla. E così per farlo ricorriamo ad alcune di un epitaffio che aveva scritto per sé Marina Cvetaeva. Forse non le dispiacerebbero, perché la leggerezza era davvero, fra le tante qualità che caratterizzavano questa donna così intensa, così difficile da descrivere o da raccontare, una sua speciale, impareggiabile virtù.
“Leggi
– di ranuncoli e papaveri colto un mazzetto –
che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo.
Solo, non stare così tetro,
la testa china sul petto.
Pensami con leggerezza.”
Rimpiangeremo per sempre l’assenza della sua voce, il suo venir meno all’usata, amante compagnia; ma quella sua leggerezza, vorremmo esser capaci di trattenerla con noi per sempre.