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(in collaborazione con www.inchiestaonline.it)
Il 22 gennaio è morto a Hue a 95 anni il monaco zen e poeta vietnamita Thich Nhat Hanh. Così lo rievoca Dario Doshin Girolami sul sito di “Religions for Peace”:
“Thich Nhat Hanh era nato in Vietnam centrale, all’età di sedici anni fu ordinato monaco buddhista nella tradizione zen vietnamita. Da sempre impegnato per la Pace e per il dialogo interreligioso, durante la guerra del Vietnam diede vita un movimento di resistenza nonviolenta. Nel 1967, mentre si trovava negli Stati Uniti per colloqui di Pace, conobbe e divenne grande amico di Martin Luther King che lo candidò al Premio Nobel per la Pace definendolo “un apostolo della pace e della nonviolenza”. Non è un caso quindi che il rapporto con il Cristianesimo sia stato sempre curato con grande amore e attenzione da Thich Nhat Hanh, del quale il monaco trappista e pacifista americano Thomas Merton scrisse: “È mio fratello più di tanti altri a me più vicini per razza e nazionalità, perché lui ed io guardiamo le cose esattamente allo stesso modo”. Per via del suo impegno contro la guerra, Thich Nhat Hanh venne esiliato dal Vietnam e si stabilì in Francia dove fondò Plum Village, comunità di monaci e monache, laici e laiche e centro di accoglienza per profughi vietnamiti. Solo nel 2005, su invito ufficiale del governo vietnamita, poté far ritorno per tre mesi in patria. Nel 2014 fu colpito da un ictus e venne curato sia in Francia sia negli Stati Uniti. Dopo tale evento, per suo desiderio, tornò in Vietnam, per passare i suoi ultimi tempi nella sua terra natia”. (www.religioniperlapaceitalia.org)
Thich Nhat Hanh precisa come l’impegno politico di una persona può realizzarsi: difendere la natura ma anche lottare contro ogni forma di violenza. Ad esempio, durante la guerra degli Usa contro il Vietnam, egli sviluppò forme di autoaiuto nei villaggi che si trovavano sulla linea del fronte. Come egli stesso spiega
“Fin da giovanissimo ho sempre fortemente desiderato mettere in pratica gli insegnamenti del Buddha per migliorare la vita delle persone che avevo intorno, in particolare dei contadini poveri. Molti monaci , me compreso, coltivavano il desiderio profondo di portare il buddhismo in ogni ambito della vita: per noi la soluzione stava nell’intraprendere azioni che si accordassero ai principi di quello che ho chiamato “buddhismo impegnato”. [il libro con questo titolo è uscito nel 1964][1] “(..) Durante la guerra nel Vietnam, parte della nostra pratica del buddhismo impegnato consistette nello sviluppare la forma dell’auto aiuto in svariati villaggi che si trovavano sulla linea del fronte. Ci mettemmo a studiare quello che avevano fatto i membri dei kibbutz israeliani per imparare dalla loro dallo loro esperienza di vita comune, che combinava la vita familiare con quella comunitaria; imparammo quale attività sarebbe stato meglio svolgere nel contesto della unità familiare, attività alla quale potessero partecipare tutte le persone del villaggio. Cercammo di combinare gli sforzi collettivi e quelli individuali per accrescere l’armonia fra le persone e far si che condividessero le proprie esperienze”.[2]
Come ha scritto Thich Nhat Hanh nel 1965
Chiunque mi ascolti, mi sia testimone
Io non accetto questa guerra
Lasciatemelo dire ancora una volta prima di morire
I nostri nemici non sono gli uomini/
I nostri nemici sono l’odio, il fanatismo, la violenza
Non sono gli uomini i nostri nemici
Se uccidiamo gli uomini con chi vivremo in futuro[3]
Ho avuto il piacere di partecipare col mio nipotino Tommaso alle due giornate (28-29 marzo 2008) organizzate a Napoli da Thich Nhat Hanh che aveva coinvolto alcune scuole elementari e medie inferiori all’interno del Progetto Pace Napoli. In quelle giornate le ragazzine e i ragazzini dovevano portare delle piccole piante come pratica di “toccare la terra” cantando poi insieme a Thich Nhat Hanh brevi canzoni di pace e libertà come le seguenti basate sul ritmo del respiro:
Meditazione dei sassolini
Ispirando mi vedo come un FIORE
Espirando mi sento FRESCO
Inspirando mi vedo come una NONTAGNA
Espirano mi sento SOLIDO/A
Inspirando mi vedo come un
TRANQUILLO SPECCHIO D’ACQUA
Espirando RIFLETTO le cose come sono
Inspirando mi vedo come SPAZIO
Espirando mi sento LIBERO/A
Inspirando, espirando
Inspirando, espirando
Sono fresco (a) come un fiore,
che al mattino si aprirà;
sono saldo (a) come un monte
che non teme avversità
libertà
inspirando, espirando
inspirando, espirando
sono specchio come l’acqua
che riflette la realtà
Ora so che nel mio cuore
C’è l’immensità
libertà, libertà, libertà
Queste esperienze di Thich Nhat Hanh con il suo gruppo di monache e monaci insieme a bambine e bambini hanno portato alla pubblicazione del libro Semi di felicità[4] e, in un altro suo libro suo libro, Il dono del silenzio[5], scrive sul nostro “essere” le nostre emozioni.
Siamo quello che sentiamo e percepiamo
Se siamo arrabbiati siamo la rabbia
Se siamo innamorati siamo l’amore
Se guardiamo un innevato
picco di montagna siamo la montagna
Mentre sogniamo siamo il sogno
Thich Nhat Hanh nell’ultimo verso si avvicina a Zhuangzi:
Un giorno Zhuangzi sognò di essere una farfalla: quale piacere, quale libertà! aveva dimenticato di essere Zhuangzi. Improvvisamente si risvegliò, e si ritrovò nella pelle di Zhuangzi. Ora non sapeva più se era Zhuangzi ad aver sognato di essere una farfalla, o se era una farfalla ad aver sognato di essere Zhuangzi…(6)
[1] Thich Nhat Hanh, Creating True Peace. 2003, tr. it. L’unica nostra arma è la pace, Mondadori,
Milano 2005, p. 99
[2] Thich Nhat Hanh, L’unica mostra arma è la pace, cit. p.101
[3] Thich Nhat Hanh, L’unica mostra arma è la pace, cit. p.109
[4] Thich Nhat Hanh (ed), Planting Seeds. Practicing Mindfulness with Children 2011, tr. it. T. Nhat
Hanh e la Comunità di Plum Village, a cura di Sister Jewel (Chan Chau Nghiem), Ed. Terra Nuova,
Firenze, 2012. Le brevi poesie di Thich Nhat Hanh sopra riportate sono a p. 72 e a p. 213
[5] Thich Nhat Hanh, Silence, 2015, tr. it. Il libro del silenzio, Garzanti, Milano 2015
[6], Zhuangzi cap. 2.