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di MAURIZIO SCARPARI
(in collaborazione con www.inchiestaonline.it )
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Maurizio Scarpari:
Unione europea e Cina nella “Nuova Era” di Xi Jinping
L’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti della Cina è cambiato in modo significativo, soprattutto dopo lo scossone, evidentemente benefico, del marzo 2021, quando il governo cinese sanzionò dieci tra parlamentari, accademici, ricercatori ed enti di ricerca europei come ritorsione alle sanzioni imposte da Bruxelles a un’istituzione politica e a quattro funzionari cinesi per le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. Il cambiamento trova conferma nel susseguirsi di iniziative volte a creare strumenti efficaci per contrastare le pratiche scorrette e malevoli e i continui attacchi ai processi democratici all’interno dell’Unione. L’istituto stesso della democrazia, non sempre in grado di reggere l’urto generato dai cambiamenti geopolitici in corso, è sempre più spesso nel mirino dei regimi autocratici, Cina e Russia in testa. Sembra dunque che si stia superando quell’atteggiamento altalenante, per certi versi ambiguo, dominato dal dilemma se sia giusto, e se sì, fino a che punto, sacrificare i valori fondanti delle democrazie in nome di interessi personali o di gruppi politici, economici o commerciali, che ha condizionato a lungo la politica dell’Unione e di molti suoi stati membri. Non è facile operare un bilanciamento, soprattutto in considerazione degli interessi nazionali spesso prevalenti, sui quali Russia e Cina trovano ampi spazi di convergenza e di manovra. Di certo si è rafforzata la consapevolezza della natura egemonica delle ambizioni cinesi e della natura corrosiva della propaganda e di certe pratiche, divenute sempre più insidiose e assertive. Si rende necessaria una maggiore presa di coscienza circa l’urgenza di uscire quanto prima dall’impasse e di imboccare senza ulteriori esitazioni una strada che, pur mantenendo aperte linee di dialogo e di collaborazione, ponga l’Unione e i paesi membri in condizione di affrontare in modo coerente e unitario, nell’interesse comunitario e non solo dei singoli stati, problemi sui quali l’Unione segna un ritardo di non poco conto.
Esempi recenti di questa tendenza sono l’avvio, deciso dalla Commissione europea, di iniziative volte a sviluppare e rafforzare il sistema di standardizzazione delle norme che regolano settori ritenuti strategici, specie nel campo delle tecnologie digitali e verdi, e l’apertura di un procedimento presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto) per presunte pratiche commerciali discriminatorie e contrarie a norme dell’Omc messe in atto dalle autorità cinesi nei confronti della Lituania, come ritorsione per l’apertura a Vilnius di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Tali pratiche rappresentano una minaccia non solo per quel paese ma anche per il mercato unico europeo, come ha dichiarato Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo della Commissione e Commissario per il commercio.1 Il procedimento non ha precedenti ed è stato formalizzato a fine gennaio dopo che ogni tentativo di risolvere la questione tra Vilnius e Pechino era fallito. Dombrovskis ha inoltre sollecitato l’Europarlamento e il Consiglio dell’Unione ad accelerare l’esame della proposta di creare strumenti efficaci contro la “coercizione economica” esercitata da paesi terzi nei confronti di paesi membri dell’Unione, presentata dalla Commissione alla fine dello scorso anno proprio per consentire alle istituzioni europee di rispondere con prontezza, fermezza e, possibilmente, con voce corale ai continui tentativi di utilizzare le restrizioni commerciali a fini politici.2
Queste sono solo le ultime di una serie di iniziative rilevanti, a riprova del cambiamento di passo in atto. Tra le più interessanti, ne vorrei segnalare tre, avviate da diverse istituzioni dell’Unione europea. La prima, promossa dalla Commissione europea e denominata L’approccio globale alla ricerca e all’innovazione. La strategia dell’Europa per la cooperazione internazionale in un mondo che cambia, riguarda un nuovo modus operandi, ritenuto strategico, da mettere in pratica nel campo della cooperazione internazionale in scienza e innovazione, una sorta di guida per l’attuazione della dimensione internazionale del nuovo programma dell’Unione per la ricerca e l’innovazione a scopi civili, Horizon Europe, e delle sue sinergie con altri programmi dell’Unione, in particolare lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, Global Europe.3 Nel riaffermare l’apertura globale dell’Europa alla collaborazione internazionale su temi fondamentali per lo sviluppo e la sicurezza, la Commissione intende altresì porre l’accento su alcuni punti chiave, che ritiene imprescindibili per tracciare un nuovo assetto geopolitico, e delineare nel contempo delle linee guida necessarie per monitorare e regolamentare le interferenze di paesi terzi miranti a destabilizzare le organizzazioni di ricerca e gli istituti di educazione superiore all’interno dell’Unione.
Le altre due iniziative sono, di fatto, correlate alla prima. La più recente, ad opera della Direzione generale della Commissione, responsabile principale della politica dell’Unione in materia di ricerca, scienza e innovazione, ha prodotto una relazione assai articolata, pubblicata per ora in forma di staff working document, denominata “Tackling R&I Foreign Interfererence”, incentrata proprio sulla necessità di mitigare l’interferenza straniera, le coercizioni e le pratiche di disinformazione in ambito accademico e della ricerca.4 La relazione indica i principi da considerare irrinunciabili, come ad esempio il valore universale della libertà accademica, e i rischi in cui si incorrerà se non si metteranno in pratica adeguate misure di controllo, contenimento e contrasto.
A uno stadio più avanzato è la terza iniziativa, promossa dalla Commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici dell’Unione europea, inclusa la disinformazione (Inge), presieduta da Raphaël Glucksmann. Dopo un anno e mezzo di lavoro, infatti, il 25 gennaio 2022, la Commissione ha approvato il draft report presentato il 18 ottobre 20215 e i 195 emendamenti di compromesso risultanti dalla sintesi dei 1210 emendamenti predisposti tra novembre e gennaio.6
Il testo verrà sottoposto all’esame del Parlamento a Strasburgo per l’approvazione finale nel prossimo mese di marzo. Sarà interessante vedere quali ulteriori modifiche subirà in sede di approvazione finale e, soprattutto, quale sarà la sua effettiva efficacia nel determinare le politiche future dell’Unione e, come inevitabile ricaduta, dei singoli stati membri. Ed è proprio in virtù dell’avanzato grado di elaborazione, che mi soffermerò su questo documento, illustrandone più in dettaglio i contenuti.
Come ha affermato la relatrice del rapporto, la lettone Sandra Kalniete, nel corso della presentazione, si tratta di un “testo molto ambizioso che copre un’ampia gamma di argomenti”.7 Il documento iniziale, già notevole per i principi che enuncia e per alcune prese di posizione nette contro ogni forma di ingerenza, è stato molto migliorato sia per quanto riguarda la sua articolazione e consistenza sia per quanto attiene alla qualità delle proposte avanzate. La Commissione, insediatasi nel 2020, è nata proprio dalla necessità di colmare dei vuoti che non potevano più essere ignorati: si rende infatti urgente una presa d’atto dell’entità di un fenomeno in rapida ascesa che sta assumendo una rilevanza inimmaginabile fino a pochi anni fa; bisogna sopperire alla scarsità di conoscenze e alla mancanza di consapevolezza del fenomeno stesso, sia tra la popolazione sia tra i responsabili di governo, talvolta persino tra coloro che si occupano professionalmente di Cina, e rimediare all’assenza di strumenti legislativi adeguati a fronteggiare situazioni inedite che minacciano l’integrità di istituzioni e imprese sia a livello europeo sia di singoli paesi membri. Si rendono necessarie soluzioni valide, incisive e facilmente condivisibili da far scattare in difesa della sovranità e integrità dell’Unione e dei paesi membri. Il rapporto si muove lungo traiettorie distinte ma intersecantesi, avendo come riferimento principale Russia, Cina e altri regimi autoritari, questi ultimi identificati di volta in volta nella Turchia, in alcuni paesi balcanici, principalmente Ungheria e Serbia, nell’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, in particolare Qatar ed Emirati Arabi. Russia e Cina fanno comunque la parte del leone, apparendo quasi ovunque nel testo, sia abbinate l’una all’altra sia separatamente.
Gli ambiti di maggior intervento riguardano: manipolazione dell’informazione e condizionamento dell’opinione pubblica attraverso attività di propaganda e disinformazione, diffusione di fake news su temi rilevanti condotte da agenzie, quotidiani, siti internet e blog controllati direttamente da partiti o da governi di paesi “ostili” (nel caso cinese, vengono indicati l’organo in lingua inglese del Pcc Global Times e l’agenzia Xinhua, che in Italia ha stretto un controverso accordo con Ansa, Adnkronos, Agi e con altri gruppi editoriali italiani)8, attacchi informatici, finalizzati al furto o ad alterazione di banche dati o a ingerenze su elezioni e referendum all’interno dell’Unione al fine di destabilizzarla, condizionamento di istituti religiosi (in particolare a opera di Russia e Turchia) e dei sistemi politici degli stati membri dell’Unione attraverso finanziamenti diretti o indiretti a partiti e organizzazioni varie, ma anche a leader politici, spesso cooptati da enti, aziende e università, soprattutto cinesi o russe.
L’influenza cinese sul mondo accademico e culturale, argomento sul quale siamo più volte intervenuti anche in questa rivista, occupa una parte rilevante del rapporto. La Commissione esprime preoccupazione per le pressioni e i ripetuti tentativi di censura sulle iniziative culturali e per l’alto numero di “università europee, scuole e centri culturali che hanno rapporti di collaborazione con enti cinesi, inclusi gli Istituti Confucio, che favoriscono il furto di conoscenze scientifiche ed esercitano un controllo stretto sui temi relativi alla Cina nel campo della ricerca e dell’insegnamento, costituendo in questo una violazione della libertà e dell’autonomia accademica garantite a livello costituzionale”.9 Inoltre, condizionando le scelte delle attività intellettuali relative alla Cina, causano una perdita o una mancata acquisizione di conoscenze su temi importanti, privando così l’Unione di competenze necessarie.
Il Center for language education and cooperation affiliato al Ministero degli esteri cinese, che ha sostituito lo Hanban, l’Ufficio nazionale per l’insegnamento del cinese come lingua straniera, nella gestione degli Istituti Confucio (IC), viene definito senza mezzi termini “parte del sistema di propaganda del Partito-Stato cinese”. Gli IC sono indicati come “strumento di interferenza all’interno dell’Unione, causa di gravi limitazioni della libertà accademica”, vere e proprie “piattaforme di lobbying per gli interessi economici cinesi, di spionaggio e di reclutamento di agenti e spie” (il caso del co-direttore cinese dell’Istituto Confucio di Bruxelles accusato di essere un reclutatore di spie, che ha determinato la chiusura immediata dell’Istituto, non viene menzionato, ma il riferimento è evidente). Ricordando le molte università europee che hanno chiuso ogni forma di collaborazione con gli IC, la Commissione raccomanda ai governi degli stati membri di assicurarsi che la loro presenza all’interno delle università non rappresenti una pericolosa minaccia per la libertà accademica, e li esorta a monitorare costantemente l’insegnamento e le attività svolte dagli IC e di intervenire prontamente e con determinazione per salvaguardare la sovranità politica ed economica dell’Unione europea.
La Commissione esprime inoltre grande preoccupazione per i rischi che dati sensibili e ricerche finiscano in mani sbagliate e che venga meno la libertà accademica a causa della sempre maggiore dipendenza finanziaria delle università europee dall’estero, in particolare dalla Cina; di conseguenza, chiede ai governi degli stati membri di esercitare maggiori controlli sui finanziamenti e sulle donazioni elargite da paesi stranieri, emanando leggi e sanzioni adeguate a tale scopo, di agevolare il finanziamento con fondi europei delle ricerche più delicate dal punto di vista geopolitico e di sostenere corsi di lingua cinese indipendenti che non coinvolgano lo stato cinese o le organizzazioni a esso affiliate. La necessità di creare un’indipendenza finanziaria delle università europee garantendo la libertà accademica su base di reciprocità è un punto cruciale sul quale la Commissione pone con insistenza l’accento, coerentemente con le politiche previste dai programmi Horizon e Next Generation UE. Forti critiche vengono espresse al progetto, sostenuto dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, che prevede l’apertura di una sede dell’Università Fudan di Shanghai a Budapest e la contestuale chiusura della Central European University.10 La Commissione indica invece nel Swedish
National China Centre creato dal governo svedese nel gennaio 2021, dopo la chiusura di tutti gli IC presenti nelle università del paese, il modello di istituzione in grado di operare in modo indipendente senza per questo dover rinunciare a migliore le proprie competenze sulla Cina.
Alcuni emendamenti hanno posto all’attenzione del Parlamento la questione di Taiwan, il paese più esposto agli attacchi cinesi, sottolineando la necessità di una maggiore cooperazione tra le istituzioni europee e quelle taiwanesi, alla luce dell’ottimo sistema di controllo e di difesa e delle “migliori pratiche” di cui si è dotato il governo dell’isola per fronteggiare le continue interferenze, minacce e attacchi informatici cinesi.11 La Commissione propone infine l’istituzione di uno Strategic communication hub europeo con base a Taipei per stabilire una collaborazione strutturale su temi connessi alla lotta alla disinformazione e alle interferenze straniere nei paesi democratici. Vengono anche proposte la costituzione di una task-force all’interno della Commissione europea da affidare alla vice-presidente Věra Jourovà, già responsabile per Valori e Trasparenza, e l’istituzione di un European centre for interference threats and information integrity, indipendente e interamente finanziato dall’Unione.
Il rapporto fornisce un quadro d’insieme chiaro e autorevole della situazione e per la prima volta a livello europeo propone soluzioni legislative, finanziarie e organizzative, ma anche sanzioni qualora fosse necessario, per consentire all’Unione e ai paesi membri di attrezzarsi adeguatamente per fronteggiare i rischi di condizionamento, manipolazione e infiltrazione in settori strategici. Ma soprattutto, insiste sull’urgenza, più volte ribadita in questa rivista, di rendere edotti e consapevoli i cittadini e le istituzioni dei paesi europei dei rischi di un temporaggiamento nell’affrontare problemi che richiedono competenza e ragionevolezza.
NOTE
1 Commissione europea, “L’UE ricorre all’OMC per le relazioni commerciali della Cina nei confronti della Lituania”, Comunicato stampa del 27 gennaio 2022 (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_22_627).
2 Sulla necessità di dotarsi quanto prima di uno strumento anti-coercizione che funga da potente deterrente economico si veda Jonathan Hackenbroich, Filip Medunic e Pawel Zerka, Tough trade: The hidden costs of economic coercion, European council on foreign relations, Bruxelles, febbraio 2022 (https://ecfr.eu/wp-content/uploads/2022/02/Tough-trade-The-hidden-costs-of-economic-coercion_Hackenbroich.pdf).
3 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, L’approccio globale alla ricerca e all’innovazione. La strategia dell’Europa per la cooperazione internazionale in un mondo che cambia, Bruxelles, 18.5.2021 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52021DC0252&from=EN). Nell’ambito del programma Horizon Europa, the EU framework progranmme for research and innovativation, 2021-2027 si segnala Horizon Europe. A practical guide for China, Bruxelles, June 2021 (https://op.europa.eu/en/web/eu-law-and-publications/publication-detail/-/publication/3f5d8bd9-d358-11eb-ac72-01aa75ed71a1).
4 European Commission, Directorate-General for research and innovation, Tackling R&I foreign interference: Staff working document, Bruxelles, 18 gennaio 2022 (https://data.europa.eu/doi/10.2777/513746).
5 Sandra Kalniete (rapporteur), Special committee on foreign interference in all democratic processes in the European Union, including disinformation, Draft Report on foreign interference in all democratic porcesses in the European Union, including disinformation, Bruxelles, 18.11.2021 (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/INGE-PR-695147_EN.pdf). Sul tema della disinformazione l’European External Action Service (EEAS) opera dal 2015, Cina inclusa (si veda EEAS, Tackling disinformation: Information on the work of the EEAS strategic communication division and its task forces (SG.STRAT.2), Bruxelles, 12.10.2021 (https://eeas.europa.eu/topics/countering-disinformation/105460/tackling-disinformation-information-work-eeas-strategic-communication-division-and-its-task_en); si veda anche ID., EEAS special report update: Short assessment of narratives and disinformation around the Convid-19 pandemic (update: December 2020 – April 2021), Bruxelles, April 28 2021 (https://euvsdisinfo.eu/eeas-special-report-update-short-assessment-of-narratives-and-disinformation-around-the-covid-19-pandemic-update-december-2020-april-2021).
6 Special committee on foreign interference in all democratic processes in the European Union, including disinformation, Inge report. Compromise amendments (https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2014_2019/plmrep/COMMITTEES/INGE/DV/2022/01-25/INGEcompromiseamendments_clean_210122_EN.pdf). Il rapporto è stato approvato a larga maggioranza: 25 voti favorevoli, 8 contrari, 1 astenuto. Oltre ai 34 votanti (presidente, vice-presidenti e membri titolari), avevano titolo a partecipare ai lavori, ma non alla votazione se non per supplire un membro titolare assente (accaduto in 2 casi), anche i 37 membri supplenti.
7 Special committee on foreign interference in all democratic processes in the European Union, including disinformation, Webstreaming (https://multimedia.europarl.europa.eu/en/webstreaming/inge-committee-meeting_20220125-0900-COMMITTEE-INGE).
8 Sull’influenza cinese nei media in generale si veda Emma Lupano, “L’evoluzione dell’ambiente mediatico in Cina e la proiezione internazionale della narrazione cinese”, in Giovanni B. Andornino, Cina. Prospettive di un paese in trasformazione, il Mulino, Bologna, 2021, pp. 169-182. Sulla situazione italiana, con riferimento alla convenzione tra Xinhua e diverse agenzie giornalistiche e il gruppo editoriale Class, quest’ultimo partner anche di Media China Group, si veda Francesca Ghiretti e Lorenzo Mariani, One Belt one Voice: i media cinesi in Italia, Istituto Affari Internazionali, Roma, ottobre 2021.
9 Un aspetto trascurato dal rapporto, ma di primaria importanza per comprendere come si esprime il controllo e la censura, riguarda il ruolo paralizzante dell’autocensura, sul quale si veda Maurizio Scarpari, “All’ombra dell’anaconda. Considerazioni sinologiche”, Sinosfere, 13 gennaio 2021.
10 Preoccupazioni simili, con riferimento all’Italia, sono espresse da Federico Roberto Antonelli, docente di Sistemi giuridici comparati e Storia dell’Asia Orientale all’Università Roma Tre nel suo intervento al convegno dell’Associazione italiana di studi cinesi, tenutosi a Torino nel novembre 2021, dal titolo “Sfide della sinologia oggi: la questione della reciprocità per gli investimenti delle università in Europa e per lo svolgimento dei tirocini in Cina” (https://aisc-org.it/sfide-alla-sinologia-oggi-la-questione-della-reciprocita-per-gli-investimenti-delle-universita-in-europa-e-per-lo-svolgimento-dei-tirocini-in-cina).
11 Il presidente e sei membri della Commissione si sono recati a Taipei dal 3 al 5 novembre 2021 per rendersi conto di persona della situazione e prendere contatto diretto con le istituzioni coinvolte. Si veda al riguardo l’interessante Resoconto di Missione pubblicato il 6.12.2021 (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/INGE-CR-700443_IT.pdf).