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L’Ordine del Sol Levante conferito a Vittorio Capecchi, direttore di Inchiesta

(in collaborazione con www.inchiestaonline.it )

Amina Crisma: L’Ordine del Sol Levante conferito a Vittorio Capecchi, direttore di Inchiesta

| 29 Ottobre 2022 | Comments (0)

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Il 24 ottobre a Bologna, in Palazzo Isolani, ha avuto luogo la cerimonia di conferimento dell’onorificenza “Ordine del Sol Levante, Raggi in oro con nastro” concessa dal governo giapponese a Vittorio Capecchi, professore emerito di Sociologia e Sociologia del Lavoro dell’Università di Bologna e direttore di Inchiesta, “per i meriti acquisiti nella promozione delle relazioni di amicizia e della comprensione tra Giappone e Italia attraverso l’interscambio accademico”, come recita la motivazione ufficiale di cui ha dato lettura nel suo saluto l’Incaricato d’Affari Ministro Hirota Tsukasa, che era affiancato dal Primo Segretario Mariko Shikakura, capoufficio Stampa e Cultura dell’Ambasciata. Dell’Alma Mater erano presenti Dario Braga, Paola Scrolavezza, Antonella Ceccagno, Dino Buzzetti, Bruno Giorgini, Saveria Capecchi. Vi erano inoltre, fra gli altri, Rossella Lama (già consigliera e responsabile della Commissione Attività Produttiva del Comune di Bologna), Roberto Alvisi (FLM-FIOM, UILDM Bologna, Telethon), Sergio Caserta (Ilmanifestoinrete), Angiolo Tavanti (presidente dell’associazione Valorelavoro), Maria Paisley, vedova del grande studioso del Giappone Ronald Dore.

Riproduciamo i punti salienti del discorso del Ministro Hirota.

Il Professor Capecchi, conducendo studi sulla nascita e il successivo sviluppo dell’industria del packaging a Bologna attraverso ricerche sul campo, ne ha portato alla luce i meccanismi. L’area di Bologna, infatti, conosciuta come “Packaging Valley”, è caratterizzata da piccole e medie imprese che vantano alta potenzialità tecnologica e capacità creativa e, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, ha suscitato l’attenzione di studiosi, industrie, organizzazioni economiche ed enti locali giapponesi. Numerosi accademici e delegazioni hanno dunque visitato Bologna, e il Professor Capecchi, che ha contribuito fra l’altro all’istituzione del Museo del Patrimonio Industriale, oltre ad offrire loro di buon grado il suo supporto, è stato per loro di grande ispirazione. 

L’analisi a tutto tondo di elementi storici, dalla tradizione delle tecniche artigiane per la realizzazione di enormi mulini da seta in legno “alla bolognese” in grado di produrre, dal 400 al 700, filati e veli di seta di alta qualità, allo spirito imprenditoriale sviluppato dalla mezzadria, fino
all’istituzione di una moderna scuola professionale del settore, ha costituito per gli studiosi giapponesi un nuovo punto di vista. Gli studiosi giapponesi con cui il Professor Capecchi ha collaborato, assistendoli con solerzia, sono ora molto attivi in vari ambiti. Tra questi, il Professor Sasaki Masayuki che, oltre a condurre con il Professor Capecchi ricerche comparate su Kanazawa e Bologna, ha contribuito a divulgare in Giappone il concetto di “città creative”, e lavora attualmente in qualità di analista per la cultura creativa dell’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone.”

Il Ministro ha rievocato quindi i propri legami con la città di Bologna, rammentando che il distretto
di Itabashi a Tokyo, a partire dalla “Mostra delle illustrazioni presentate alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna” organizzata nel 1981, ha avviato con la città emiliana un interscambio basato proprio sugli albi illustrati, fino a vedere l’inaugurazione, nel 2004, del “Museo del libro illustrato Itabashi Bologna”. Ha citato inoltre il Maestro Giorgio Zagnoni, già Presidente dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, da cui egli prende lezioni di flauto, che è stato insignito nel 2020 dell’onorificenza del governo giapponese.

Concludendo, il Ministro Hirota ha auspicato “una sempre più fervida attività di raccordo tra Giappone e Italia”, esprimendo la speranza di poter “continuare ad avvalersi del sostegno di tutti i presenti in vista di un ulteriore sviluppo delle relazioni tra i due Paesi” e la convinzione che “la cerimonia odierna sarà comunque foriera di nuove sinergie”.

Del discorso di ringraziamento di Vittorio Capecchi trascriviamo i passaggi principali.

Bologna è una città che ha realizzato molte iniziative a favore degli scambi con la cultura giapponese, ricordo come esempi due iniziative: il Centro Studi d’arte Estremo Orientale di Giovanni Peternolli, e le edizioni bolognesi Kappa per la diffusione dei manga e della cultura giapponese, con la presenza di artisti come Keiko Ichiguchi. La storia dei miei rapporti con la cultura e il pensiero giapponese, ha due principali punti di riferimento: Ronald Dore (1925-2018), uno dei massimi esperti mondiali di economia e cultura giapponese e del capitalismo internazionale, che negli ultimi vent’anni risiedeva a Grizzana Morandi in provincia di Bologna ed era mio amico personale (ringrazio sua moglie Maria Paisley per essere oggi qui presente), e Masayuki Sasaki.

Di Ron Dore, docente al MIT e ad Harvard, associate researcher della London School of Economics, che ha tenuto corsi nelle università giapponesi, ricordo fra tanti contributi importanti la fondamentale Education in Tokugava Japon, che rimane un riferimento capitale per la comprensione della cultura giapponese. Da molti suoi libri( Bisogna prendere il Giappone sul serio (Il Mulino, 1990), Capitalismo di borsa o capitalismo di welfare? (Il Mulino, 2001), Il lavoro nel mondo che cambia (Il Mulino, 2005), Finanza pigliatutto (Il Mulino, 2009), Globalizzazione con Maria Rosaria Ferrarese (Enciclopedia Treccani 2014) il Giappone emerge come nazione che cerca, tra i vari tipi di capitalismo, un equilibrio salariale tra persone che lavorano nella stessa impresa.

Con Masayuki Sasaki negli anni Novanta ho svolto in Giappone una ricerca comparativa fra modello socioeconomico emiliano, basato sulla diffusione della piccola e media impresa particolarmente qualificata, e modello socioeconomico della regione di Kanazava. Questa ricerca si è svolta a Kanazava nel 1991 e nel 1996, è stata resa possibile dalla presenza in Giappone di Daniele Vacchi responsabile delle vendite della impresa IMA (Industria Macchine Automatiche), ed è interessante perché mostra molte caratteristiche simili, accanto alle differenze.

Il mio interesse per il Giappone oltre che agli aspetti economici e sociali si è rivolto anche agli aspetti culturali. Ad esempio, si è manifestato sulla rivista che ho fondato e che dirigo da cinquant’anni, Inchiesta, con un numero speciale su Iroshima e Nagasaki, con particolare attenzione ai movimenti pacifisti giapponesi di cui ho conosciuto alcuni leader a Osaka.

Nei miei viaggi in Giappone come visiting professor insieme a mia moglie Adele Pesce abbiamo tenuto varie conferenze, Adele in particolare sui movimenti femministi in Italia e in Europa, io sullo sviluppo delle imprese emiliane, la cui caratteristica era di fare macchine come se fossero abiti su misura, capaci di tener conto delle caratteristiche della cultura giapponese, ad esempio facendo le bustine si teneva conto dell’esigenza di conservare l’aroma del tè: le macchine IMA venivano costruite tenendo conto di questa esigenza e della comprensione di cosa significa la cerimonia del tè nella cultura giapponese. Abbiamo avuto Mariko Shikakura come nostra bravissima e competentissima interprete, capace di rendere tutte le sfumature del pensiero.

 Mi ha interessato anche esplorare il tema della distanza culturale fra Giappone ed Europa nella sua complessità, che ho cercato di esaminare, ad esempio, considerando i miti differenti legati alla introduzione della psicanalisi in Giappone, in cui si sostituisce il mito di Edipo con quello di Ajasé. 

Più in generale, la parte della cultura giapponese che mi ha sempre affascinato è la sua coltivazione della bellezza in tutte le forme: non solo la bellezza dei fiori, ma anche quella delle pietre, dei sassi dei giardini zen. Ricordo il mercato del pesce di Kanazawa, c’era qualcosa che non riuscivo a decifrare, e poi capii. Noi classifichiamo il pesce per dimensioni, in Giappone viene classificato per colori… Aspirazione alla pace e alla bellezza, è qualcosa che viene esplorato in maniera straordinaria. La bellezza degli haiku: “la luna sorride al ladro di fiori”… E quello che mi ha sempre colpito è la gentilezza straordinaria delle persone: tutti pronti ad aiutarci sempre con grande generosità, su cui potevamo sempre contare. E questo è ciò che sempre mi ha fatto sentire il Giappone come un luogo straordinariamente ospitale”.

Infine Camilla Filippi, studentessa liceale, nipote quindicenne di Vittorio Capecchi, ha preso a sua volta la parola per pronunciare in giapponese, che studia con la guida dell’insegnante Kotoko Iwakura, un breve discorso di ringraziamento.

 

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