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di AMINA CRISMA
(in collaborazione con www.inchiestaonline.it)
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28 novembre. Vittorio, Zhuangzi e il sogno della farfalla
Il 28 novembre, data del compleanno di Vittorio, sotto il segno del Sagittario, era occasione per riunire attorno a lui familiari e amici. Nel tempo trascorso dalla sua scomparsa ci sono arrivate molte testimonianze di affetto per lui, racconti, pensieri, poesie, riflessioni che abbiamo raccolto e continuiamo a raccogliere in questo spazio di Inchiestaonline. Così come continuiamo a custodire il ricordo di amici che sono stati suoi compagni di viaggio (come Renato Rozzi, che ci ha lasciati il 9 novembre, Pier Cesare Bori, Giovanni Mottura, Bruno Giorgini, Dino Buzzetti, Paolo Prodi….), perché siamo profondamente convinti che occorra “guardare indietro per guardare avanti”, e cercare di affidare ai più giovani il lascito multiforme e creativo ascrivibile alle fertili esperienze di quella generazione.
Il 28 novembre ciascuno e ciascuna di coloro che hanno conosciuto Vittorio avrà un suo proprio modo per ricordarlo, intimo e privato o pubblico, in solitudine o in compagnia.
Quel giorno alcuni di noi ne faranno memoria, sommessamente, alle 8 di mattina, nella chiesa di San Giovanni in Monte.
Ma c’è una dimensione di “trascendenza terrena” in cui Vittorio continua ad essere presente. E’ lo spazio della sua scrittura, e delle sue letture, che restano con noi, che continuano a parlarci, e che riflettono il caratteristico modo di procedere del suo pensiero: un pensiero “di crinale”, avventuroso, aperto, librato in alto, sempre in movimento, sempre proteso alla scoperta, lieve e profondo insieme, che non amava indugiare nella pigra e inerte stanzialità di paludi, stagni e basse pianure.
Così, mi piace ricordare oggi Vittorio tramite l’incipit di un suo editoriale del 2017 (Inchiesta n. 197, pp.2/3) in cui fa riferimento ad alcuni passaggi di un suo libro prediletto, il Zhuangzi, celeberrimo classico taoista del IV secolo a.C., testo sfolgorante e sorprendente, dall’aerea imprevedibilità. Egli ne ricava preziose e articolate indicazioni di metodo, che propone come valide per la prassi attuale, e si sofferma inoltre su talune caleidoscopiche pagine che declinano in una gamma mutevole un’intensa meditazione sulla vita e sulla morte.
In una di esse, il pathos struggente della caducità dell’esistenza, del suo fuggevole e impareggiabile splendore, si esprime nella densa immagine del “bianco puledro in corsa che passa come un lampo” (e quest’immagine per Vittorio rinviava fra l’altro a quella dei cavalli al galoppo intravisti in uno dei suoi viaggi da giovane, sulla spiaggia normanna di Balbec/Cabourg ).
E v’è poi il famosissimo “sogno della farfalla”, che spalanca vertiginosamente, nell’interrogativo su una metamorfosi onirica, la porta del mistero: come sapere se questa nostra vita è veglia, o se non siamo invece il sogno di una farfalla, da cui ci desteremo?
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Vittorio Capecchi
La vita è un bianco puledro in corsa visto attraverso le fessure di una muraglia
(incipit dell’editoriale di Inchiesta n. 197/2017, pp. 2-3)
In precedenti editoriali ho raggruppato i testi arrivati in pubblicazione a Inchiesta tenendo conto del più antico libro della Cina: l’Yijing (I Ching), il Classico dei Mutamenti. Questa volta tengo presente le opere di Zhuangzi, vissuto fra il370 e il 300 a. C., uno dei più straordinari protagonisti del pensiero antico cinese. Per conoscerlo consiglio la recente traduzione delle sue opere a cura di Augusto Shantena Sabbadini (Chuang Tzu (Zhuangzi), URRA, Feltrinelli, Milano 2012).
La sua visione della vita e della morte è coinvolgente perché Zhuangzi segue il pensiero taoista per il quale “la vita si trasforma nella morte e la morte è l’inizio della vita” essendo vita e morte “un succedersi di trasformazioni”. Zhuangzi però ama la vita e, nei suoi racconti, vede la vita come “un bianco puledro in corsa” che “passa come un lampo” ed esprime l’umano “orrore della morte” pur ribadendo la sua fiducia nel Tao.
Questo filosofo pieno di umanità cosa pensa del potere? Zhuangzi considera il potere nel suo insieme come “un male inevitabile” e per combatterlo propone tre vie di uscita:
Immaginare scenari ampi, documentare azioni e persone particolari, tenere conto dei punti di vista: ecco i tre temi di Zhuangzi con cui si possono raggruppare i testi pubblicati su Inchiesta.
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Zhuangzi, Il sogno della farfalla
Un giorno, Zhuangzi sognò di essere una farfalla: era felice di essere una farfalla: quale piacere, quale libertà! Aveva dimenticato di essere Zhou. Improvvisamente, si risvegliò, e si ritrovò con stupore nella pelle di Zhou. Ora non sapeva più se era Zhou ad aver sognato di essere una farfalla, o se era una farfalla ad aver sognato di essere Zhou. Ma fra Zhou e lafarfalla deve ben esserci una differenza: è ciò che si chiama la metamorfosi degli esseri.
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Sogniamo di banchettare, e quando viene l’alba piangiamo. La sera piangiamo, e la mattina partiamo per la caccia. Mentre sogniamo, non sappiamo di sognare, interpretando un sogno nel mezzo di un altro sogno, e soltanto al risveglio sappiamo di aver sognato. E soltanto al momento del grande risveglio sapremo che s’era trattato di un grande sogno. Malgrado tutto ciò, tutti si credono desti, ne sono addirittura perfettamente certi. Principi e pastori, tutti uniti da questa medesima certezza! Voi e Confucio non fate che sognare; e io, che dico che sognate, sono io stesso un sogno.
(Zhuangzi, 2, in A. Cheng, Storia del pensiero cinese, trad. e cura di A. Crisma, Einaudi 2000 p.122)