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In memoria di Shiu Ka-chun, combattente per la libertà

di MAURIZIO SCARPARI

(in collaborazione con www.inchiestaonline.it)

 

Maurizio Scarpari: “Le lacrime sono la nostra lingua”. In memoria di Shiu Ka-chun, combattente per la libertà

| 14 Gennaio 2025 | Comments (0)

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Il 10 gennaio 2025, all’età di 55 anni, è scomparso Shiu Ka-chun. È deceduto al Queen Elizabeth Hospital di Hong Kong a causa di un cancro allo stomaco. Insieme a Benny Tai, Chan Kin-man e Chu Yiu-ming era uno dei principali leader del movimento di disobbedienza civile “Occupy Central”, che ha animato le proteste pro-democrazia del 2014 a Hong Kong. Nato il 3 giugno 1969 in una famiglia di semplici lavoratori, Shiu era un assistente sociale e dal 2007 al 2019 ha insegnato Servizio sociale presso la Hong Kong Baptist University.

Nel 2016 è diventato membro del Consiglio Legislativo di Hong Kong, ruolo che ha ricoperto fino all’11 novembre 2020, quando si è dimesso insieme ad altri 14 consiglieri in segno di protesta per la destituzione, avvenuta lo stesso giorno, di quattro legislatori pro-democrazia.

Shiu ha sempre lottato per difendere i valori della democrazia e tutelare i diritti delle persone con disabilità e delle minoranze emarginate. Nel 2019, a causa della sua attività politica, è stato condannato a otto mesi di carcere. Prima della condanna ha dichiarato: “Voglio ricordare a coloro che vivono nell’oscurità di non abituarsi ad essa, di non difendere l’oscurità per pura comodità e di non deridere chi cerca la luce”. Anche in prigione ha denunciato le condizioni dei detenuti, facendosi portavoce delle loro istanze. In seguito alla sua condanna il suo contratto di insegnamento presso la Baptist University non è stato rinnovato.

Dopo la sua liberazione ha fondato un’organizzazione non-profit, Wall-fare, per sostenere coloro che erano stati imprigionati a causa delle proteste del 2019. Tuttavia, nel settembre 2021 anche Wall-fare, come molte altre associazioni impegnate nella lotta per i diritti e le libertà a Hong Kong, è stata costretta a chiudere, a causa dell’aumento dei rischi per gli attivisti dovuto all’inasprimento delle leggi repressive introdotte su imposizione delle autorità di Pechino. “Le lacrime sono la nostra lingua”, è stato il suo unico commento.

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